Il genere western è definito esclusivamente dalla sua ambientazione geografica e temporale: per western si intendono tutte le narrazioni scritte e visive che si svolgono durante il XIX secolo, e soprattutto nella sua seconda metà, nell'Ovest degli Stati Uniti, cioé oltre il Mississipi. Questa ambientazione è chiamata anche Old West, oppure Wild West, in Italia era comune il termine Far West.
Il genere western ha confini più ampi di quelli cinematografici: ha abbracciato prima di tutto la pittura, la grafica, poi lo spettacolo circense e la letteratura, quindi il cinema, il fumetto e la tv. In ognuna di queste forme di comunicazione, il western è stato un genere di successo in periodi diversi, ma complessivamente si può dire che la sua diffusione arriva agli anni Cinquanta, dopodiché comincia un lento ed inesorabile declino. Qui una breve sintesi del western nella cultura popolare.
La forma di espressione in cui il western riscosse più consenso fu comunque il cinema. Il Western è stato il genere di maggior successo nella storia del cinema mondiale. Naturalmente nel corso di una esistenza così lunga non può essere stato sempre lo stesso e dunque col passare del tempo si alternarono vari sottogeneri e filoni.
Il western classico si sviluppò dagli anni Dieci agli anni Cinquanta. Attraversò varie fasi. La prima, dagli anni Dieci agli anni venti, fu quella dei giustizieri solitari: i protagonisti erano cavalieri dediti al salvataggio di innocenti, senza macchia e senza paura. L'ambientazione era povera, anche perché si trattava di produzioni di serie B. Spesso si trattava di serial: film a puntate. La seconda, dagli anni Trenta agli anni Quaranta, fu quella del western a grande investimento: i protagonisti erano sempre eroi buoni, ma inseriti in un contesto comunitario. I temi erano quelli mitici della conquista del West: la lotta contro gli indiani, gli scontri tra contadini e allevatori, gli sforzi per imporre la legge. Negli anni Cinquanta il western divenne spesso il teatro di melodrammi sentimentali, tragedie familiari, conflitti psicologici. In questa pagina viene approfondita la storia del western classico.
"Ombre rosse" ("Stagecoach", r. di John Ford, 1939, USA) riassume le caratteristiche tipiche del Western classico: l'eroe che combatte per una giusta causa, il territorio inospitale e selvaggio, gli indiani come nemici e la storia d'amore che accompagna il filo narrativo principale dedicato all'avventura.
Nei Western classici il climax coincide con la resa dei conti finali tra l'eroe e gli antagonisti. In "Il cavaliere della valle solitaria" ("Shane", r. di George Stevens, 1953) Shane uccide l'allevatore e i killer che aveva assoldato in modo che la famiglia che lo aveva ospitato possa lavorare in pace.
Nei Western classici la solitudine dell'eroe ne aumenta la grandezza, anche quando mostra la sua paura. In questa scena di "Mezzogiorno di fuoco" ("High Noon", regia di Fred Zinnemann, 1952, USA) lo sceriffo, abbandonato da tutti, aspetta che arrivi col treno il capo della banda che ha giurato di ucciderlo.
Il paesaggio è un elemento essenziale del Western classico: le riprese mettono sempre in evidenza la vastità, il fascino, ma anche l'asprezza del territorio che i coloni intendevano domare. "Sentieri selvaggi" ("The Searchers", r. di John Ford, 1956).
Tra gli anni Sessanta e Settanta le nuove generazioni in lotta contro il sistema e il tipo di cultura che sino a quel momento era stata loro proposta misero in crisi i generi di maggior successo e tra questi il western. Erano film che mettevano in discussione la figura dell'eroe, che sottolineavano la durezza delle condizioni sociali del vecchio West, che cercavano di adottare il punto di vista degli indiani.
"La sparatoria" ("The Shooting") e "Le colline blu" ("Ride in the Whirlwind") furono diretti nel 1966 da Monte Hellman con la decisiva partecipazione anche in fase di sceneggiatura di Jake Nicholson. I protagonisti dei due film sono degli antieroi, pacifici lavoratori, che si trovano loro malgrado in un ambiente violento da cui non possono che uscire sconfitti.
Sam Peckinpah realizzò una serie di western in cui i protagonisti erano dei perdenti che spesso violavano la legge, o ne restavano ai margini. Alcuni dei suoi film erano caratterizzati da una forte dose di violenza, per i costumi dell'epoca, enfatizzata da un montaggio frenetico e l'abbondante utilizzo del ralenti. Tra i suoi western: "Il mucchio selvaggio" (The Wild Bunch, 1969) e "La ballata di Cable Hogue" ("The Ballad of Cable Hogue", 1970).
Una serie di film ribaltarono la classica visione del western in cui gli indiani sono selvaggi sanguinari e i bianchi pacifici contadini mostrando la violenza della colonizzazione dei bianchi. Tra questi film: "Il piccolo grande uomo" ("Little Big Man", r. di Arthur Penn, 1970) e "Soldato blu" ("Soldier Blue", r. di Ralph Nelson, 1970).
Il western all'italiana (o spaghetti western) conobbe una enorme popolarità internazionale tra la metà degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta. Furono in gran parte girati in Italia (e in parte in Spagna), disponevano di basso budget e all'inizio per essere più credibili i suoi autori utilizzavano pseudonimi anglosassoni. Il protagonista tipico del western spaghetti è mosso dai propri interessi, più che dalla difesa dei più deboli. La violenza viene pienamente visualizzata. Non vi sono quasi mai storyline secondarie di tipo romantico. I personaggi sono permanentemente sudati, vestiti in maniera approssimativa e con comportamenti rozzi. Anche le ambientazioni erano desolate, sporche e polverose. Quasi totalmente assenti gli indiani, erano invece presenti molti personaggi messicani.
I film di Sergio Leone riscossero un largo favore di pubblico e poi, col tempo, anche di critica. Questo gli consentì di realizzare western di grande investimento, anche con la partecipazione di capitale statunitense. Un collaboratore fisso che contribuì a caratterizzare fortemente le sue opere fu il compositore Ennio Morricone. "Il buono, il brutto e il cattivo" è del 1966 e "C'era una volta il West" del 1968.
Il Western non è un genere molto comune nelle serie TV. Quelle che hanno avuto più successo di solito miscelano le componenti di avventura con quelle legate alle vicende e alle dinamiche familiari dei personaggi.
"Bonanza" (431 episodi, 14 stagioni, 1959-1973).
"Alla conquista del West" ("How the West Was Won", 1976-1979, 25 puntate, 3 stagioni).
"La casa nella prateria" ("Little House on the Prairie", 204 episodi, 9 stagioni, 1974-1983).
"Deadwood" (creata da David Milch, 36 puntate, 3 stagioni, 2004-2006).