LA VOCE


Altri esempi relativi al sonoro nel cinema sul canale youtube cinema e suoni.


Il prologo di "Gioventù, amore e rabbia" ("The Loneliness of the Long Distance Runner", r. di Tony Richardson, 1962, UK) descrive il protagonista mentre corre libero per strade di campagna. Il suo voice over (che non sentiremo più lungo il film) spiega perché è attratto dalla corsa. È da notare che non viene realizzato alcun piano ravvicinato sul personaggio. Questa rinuncia ha la funzione di sottolineare pienamente proprio la corsa in sé, elemento costitutivo, più del volto, dell'identità di Colin.



Nel finale di "La dolce vita" (r. di Federico Fellini, 1960, IT) il protagonista, a causa del rumore del mare, non riesce a udire la voce della cameriera della vicina trattoria, simbolo di uno stile di vita che in qualche modo lui ammira, ma da cui si sente irrimediabilmente separato.



In "Sussurri e grida" ("Visknin- gar och rop", r. di Ingmar Bergman, 1972, Svezia) il silenzio gioca un ruolo importante, dato che in questo modo i rumori vengono in questo modo straordinariamente sottolineati: il ticchettio del tempo che trascorre (l'ingombrante passato che pesa sulle sorelle, i pochi giorni di vita che rimangono a quella malata) e il primissimo piano sonoro dei sospiri e delle sofferenze. 



Robert Altman utilizzava spesso le voci dei personaggi, non tanto per il contenuto che veicolavano, quanto per cogliere una maniera di esprimersi tipica di una certa psicologia o di un gruppo sociale. Spesso sovrapponeva le voci (come in alcuni film di Woody Allen, la tecnica è detta overlapping dialogue), anche a costo di mettere a repentaglio la loro comprensione.  "Un matrimonio" ("A Wedding", 1978, USA).