Di seguito sono riportati i documenti fondamentali riguardanti la lavorazione del videosaggio da parte della classe VA dell'ITSOS Steiner (as 2023-24). Prof. Michele Corsi e prof. Cristian Grisi per "Linguaggio audiovisivo". Prof.ssa Erika Guidotti e Francesco Bruno per "Linguaggio del suono". Prof.ssa Andrea Cacace e Mario Rizzaro per "Linguaggio della grafica".
Lo scopo di questa fase è che gli studenti prendano totalmente coscienza del compito che si troveranno a svolgere. A questo fine vengono visti nel corso di vari incontri diversi videosaggi realizzati dalle classi negli anni precedenti. I primi videosaggi sono analizzati dal docente che rileva meriti e problematiche delle realizzazioni, poi gradatamente gli studenti vengono invitati ad intervenire. I docenti si asterranno dal commentare e si limiteranno ad ordinare e sottolineare i pensieri espressi dagli allievi. Gli aspetti rilevanti da far notare sono il contributo delle diverse risorse (voice over, interviste, materiali di repertorio, musica, presentazioni, ecc.), il formato (basato su voice over o su immagini o su interventi grafici), lo stile, la quantità di contenuto proposto.
Successivamente saranno analizzati videosaggi professionali particolarmente notevoli per qualità.
Verranno comunicati i limiti e gli obblighi del lavoro: durata massima di cinque minuti, argomento cinematografico, tema ristretto, facilità nel reperimento delle risorse, rispetto dei tempi.
I docenti propongono un calendario e rimangono aperti a proposte di modifiche da parte degli studenti, posto che la scadenza finale non può essere messa in discussione.
1) settembre: gli studenti presentano tre idee di videosaggio ciascuno. Ogni idea di videosaggio deve essere espressa da almeno tre righe di testo e includere in maniera chiara il tema. Intanto saranno visionate le migliori produzioni internazionali di video-essay o videosaggi realizzati dalle classi precedenti che si sono segnalate per il loro livello di originalità e accuratezza realizzativa;
2) ottobre: lo studente sceglie uno dei tre temi (o altro) per la realizzazione e lo sviluppa in soggetto. A questa selezione si arriva attraverso un dibattito collettivo dove l'idea presentata dallo studente alla classe viene messa alla prova delle reazioni del pubblico (il resto degli studenti e i docenti). I docenti guidano il dibattito utilizzando tecniche partecipative curando di far emergere le problematiche realizzative e narrative delle idee proposte. Quando uno studente opta per una delle tre idee, le altre possono essere utilizzate dagli indecisi;
3) ottobre/novembre: lo studente cerca di divenire "esperto" del tema prescelto ricorrendo a fonti autorevoli (libri, siti, documentari, film). Il lavoro di ricerca è attentamente monitorato dai docenti che verificano la qualità e la quantità delle fonti cui lo studente accede;
4) novembre: ogni studente consegna una scaletta di svolgimento del videosaggio, associandola ai media che si intende utilizzare per esprimere i vari contenuti;
5) dicembre/gennaio: gli studenti consegnano la parte letteraria (testo voice over, se esiste, eventuali domande agli intervistati, contenuti che ci si aspetta di ricavare dalle eventuali interviste, scelte dei brani di film o dei documentari da inserire, ecc.) della realizzazione;
6) gennaio: gli studenti realizzano le eventuali interviste o altre riprese, registrano l'eventuale voice over (con la collaborazione di Linguaggio del suono), scaricano e selezionano i materiali, scelgono le musiche, ecc. In poche parole gli studenti dovranno raccogliere tutti i media, nessuno escluso, che verranno utilizzati nel montaggio;
7) febbraio/aprile: viene realizzata tutta la grafica che sarà presente nel video (titoli, logo animato, ecc.), gli effetti speciali ed eventuali animazioni. Il tutto in collaborazione con la materia Linguaggio della grafica. Gli insegnanti di Tecnologia della comunicazione curano la costruzione del sito che raccoglierà il videosaggio ed i materiali correlati (le eventuali interviste integre, ecc.);
8) febbraio/aprile: gli studenti sviluppano il montaggio utilizzando tutti i contributi preparati precedentemente;
9) maggio: si realizza la postproduzione sonora (con la collaborazione di Linguaggio del suono) curando soprattutto il missaggio, e quella visiva (color). Vengono prodotti i file del videosaggio, uno dei quali viene caricato sul sito.
Gli studenti vengono invitati a formulare tre idee, illustrate da due-tre righe di testo ciascuna. Per stimolare la creatività gli studenti vengono invitati a scorrere al cellulare le pagine di cinescuola che contengono in termini sintetici gran parte degli argomenti possibili riguardanti il cinema.
I docenti raccolgono e ordinano le idee che gli studenti hanno loro comunicato e inviano il file con l'elenco all'insieme della classe. L'esperienza insegna che gli studenti leggono volentieri le idee dei compagni e ciò li stimola a formulare nuove idee.
Le volte successive si discute con la classe di tutte le idee emerse. Lo scopo di questa fase è testare il "successo di pubblico" delle diverse idee, raccogliere suggerimenti, chiarire le idee dei proponenti. La ragione per cui si chiede di scriverne tre invece di una è quella di evitare che gli studenti si "attacchino" affettivamente ad una idea che non funziona, rimanendo poi "nel vuoto" una volta che dovessero rendersene conto. La discussione deve essere organizzata in modo che su ogni idea gli studenti possano esprimersi. I docenti devono limitarsi a garantire che non intervengano sempre gli stessi studenti e che chiunque possa intervenire senza essere interrotto. I docenti possono esprimersi solo se ritengono che l'idea non sia concretamente realizzabile, ad esempio per la difficoltà di reperire materiali di repertorio. I docenti inoltre devono invitare a precisare meglio le idee, il tema proposto, ecc. Alla fine di questa fase gli studenti sono invitati a meditare sui rilievi dei loro compagni. L'esperienza insegna che dopo il confronto con la classe, molti studenti risolvono di puntare su una delle idee che prima non li convinceva.
Gli studenti comunicano quale delle tre idee hanno scelto e sono invitati in classe a "rinciciottirla". Si tratta di scrivere un soggetto di quattro o cinque righe. In pratica devono cominciare a scrivere elementi di contenuto, come se spiegassero il progetto a chi non sa nulla di cinema. I docenti intervengono sulla scrittura in modo che il soggetto delinei in modo assolutamente chiaro e non equivoco il tema che verrà trattato. Il soggetto deve essere preceduto dal TITOLO dell'opera. Se il titolo non è autoesplicativo, lo studente deve aggiungere un sottotitolo. Le scelte "scartate" possono essere liberamente adottate da studenti che siano entrati in crisi riguardo alle proprie tre idee.
Gli studenti sono invitati in classe a intraprendere una ricerca sul tema prescelto. Alla fine di questa fase gli studenti dovranno essere diventati "esperti" del tema in modo da poter redigere con competenza la scaletta del videosaggio. I docenti in questa fase dovranno intervenire in maniera etremamente attiva, dato che gli studenti non hanno molti strumenti per condurre una ricerca in maniera autonoma. Inoltre normalmente trovano questa fase difficile e noiosa. Da qui la necessità che loro stessi stabiliscano delle scadenze intermedie e delle verifiche sullo stato della ricerca da verificare coi docenti. La ricerca deve comprendere siti, libri, riviste, film, interviste già realizzate, ecc.
Gli studenti realizzano sulla base della ricerca una scaletta in cui si delinea la struttura del lavoro e i media che verranno utilizzati. La scaletta può essere un semplice elenco di punti oppure può far da contenitore agli appunti presi durante la fase della ricerca. È il primo momento in cui la storia prende forma. Per questo dalla scrittura potranno emergere eventuali squilibri narrativi, e si potrà verificare l'esistenza di una efficace progressione che mantenga vivo l'interesse e una visibile divisione tra introduzione, sviluppo e conclusione. Il docente discute la scaletta con gli studenti suggerendo modifiche e incoraggiando a "rimpomparla" arricchendola di sempre ulteriori dettagli.
Gli studenti redigono il testo del voice over che accompagnerà il videosaggio. La presenza del voice over è fortemente consigliato, ma non obbligatorio. Il voice over serve a dare "struttura" al racconto documentario. Una volta registrato costituirà la guida intorno al quale articolare il montaggio. Il lavoro di postproduzione risultarà di gran lunga semplificato. Il testo però non deve essere troppo lungo. Se il corto dura 5 minuti, è bene che il voice over non superi i 3 minuti. Se è troppo lungo la parte video del corto risulterà una sorta di "illustrazione" di un testo scritto, con un sicuro effetto saturazione. Il voiceover nel montaggio finale dovrà essere piacevolmente alternato ai contributi originali e alle scene dei film di cui tratta.
Il testo non deve avere uno stile letterario. Ci si deve esprimere in maniera semplice e diretta. Non vi devono essere incisi, proposizioni secondarie e frasi troppo lunghe. Prevedendo che il voice over verrà spezzettato, è bene che ogni frase si regga in maniera il più possibile autonoma. Per la stessa ragione è bene ripetere sempre il soggetto quando si comincia la frase.
Il contenuto deve tener conto del target. Trattandosi di videosaggi di cinema che si rivolgono ad un pubblico vasto, non si può dar nulla per scontato e dunque non si possono utilizzare concetti o conoscenze che sono patrimonio di pochi.
Il voice over contribuisce pesantemente alla drammaturgia del lavoro. Dunque deve essere scritto in maniera tale che il tema sia introdotto con lievità e sviluppato armonicamente, che appaia logicamente concatenato ed emotivamente progressivo. La conclusione dovrebbe essere impattante o riassumere i termini essenziali dell'ipotesi esposta.
Il docente deve suggerire i cambiamenti necessari, incoraggiando gli studenti a intraprendere diverse stesure del voiceover.
Gli studenti realizzano le eventuali interviste o altre riprese, registrano l'eventuale voice over con la collaborazione dei docenti di Linguaggio del suono. Per la realizzazione del voice over gli studenti procedono con una registrazione in studio (a scuola in cabina di registrazione utilizzando il software ProTools o Logic) oppure, per le interviste o altre riprese, scelgono con attenzione l’attrezzatura da utilizzare, in particolare i microfoni.
Gli studenti reperiscono il resto dei media (oltre al voice over e alle riprese autonome) che saranno necessari per il montaggio:
a. la scelta delle scene dei film trattati. Nel limite del possibile gli studenti dovrebbero procurarsi le copie dei film in HD e lingua originale. Con software gratuiti dovrebbero estrarre
solo le scene che immaginano potrebbero servire per il montaggio;
b. la scelta delle musiche (tratte o no dai film scelti);
c. materiali fotografici, video o grafici di repertorio.
Il montaggio deve avere inizio solo quando tutti i media sono a disposizione, perché per immaginare il montaggio si deve poter realizzare una panoramica completa delle risorse.
Gli studenti collocano l'insieme dei media in una sola cartella in un HD o un pen drive di loro proprietà e inaugurano il progetto sul software di montaggio, avendo cura di collocare il file di progetto nella stessa cartella dei media. Il docente si assicura che la cartella sia ben organizzata, anche se con i criteri che gli studenti ritengono più intuitivi. Da questo momento i nomi dei file e la loro collocazione non dovrà più essere cambiata.
Grazie al voice over, la struttura narrativa del montaggio, in realtà, è già stata sviluppata. Per cui conviene che gli studenti comincino il montaggio collocando sulla timeline il voice over e procedendo a "spezzettarlo". Il voice over dovrà essere continuamente interrotto da musica e/o interviste e/o scene da film e/o materiali di repertorio altrimenti il lavoro risulterà monotono, troppo parlato e privo di picchi emotivi.
La gestione dell'emotività del pubblico, dato che la struttura praticamente è già data dal voice over, sarà la preoccupazione centrale del lavoro di montaggio. Per questo è bene che il docente adotti un atteggiamento del genere "prova e poi vediamo". La gran parte delle emozioni derivanti dalla visione (curiosità, ansia, commozione, ammirazione, ecc.) proviene da accorti passaggi di montaggio che sono difficilmente teorizzabili. È il docente che di volta in volta deve comunicare se "funziona" o meno, spingendo lo studente a sperimentare sempre nuove soluzioni e lasciando comunque a lui l'ultima parola sulle soluzioni adottate. Va incoraggiato anche il confronto con altri studenti, non sul montaggio intero (altrimenti si ricavano solo impressioni generiche), ma su singole sequenze.
In ogni caso gli aspetti che di solito vanno maggiormente curati sono:
1. La coerenza narrativa. Se al voice over viene assegnato il compito di costituire l'ossatura narrativa del montaggio, le scene e le immagini dovranno essere coerenti con il parlato. Non necessariamente, però, devono andare di pari passo. Ad esempio una scena può anticipare il contenuto di un voice over col fine di catturare l'attenzione dello spettatore per poi offrirgli la spiegazione verbale.
2. La chiarezza narrativa. Per far scattare l'emozione i contenuti devono essere chiari. Su questo piano con un voice over ben articolato si è già a metà strada, ma anche le immagini scelte devono aiutare alla comprensione dei contenuti.
3. La scelta del ritmo. Già nel corso dei primi momenti del film lo spettatore inconsapevolmente si abitua al ritmo proposto. Quella "promessa" deve essere mantenuta. Le accelerazioni o i rallentamenti disturbano e comunicano una sensazione di incoerenza stilistica.
4. La lettura delle immagini. Le immagini che vengono scelte per accompagnare il voice over non devono alternarsi in maniera vorticosa. Si deve tener presente che ogni volta che si cambia scena di film, lo spettatore è costretto rapidamente a ricollocare situazione, personaggi, ambientazione, ecc. quindi non può essere immediatamente pronto a cogliere il contenuto di immagine. Se viene proposta troppo rapidamente, il pubblico non vi si sofferma e se questo stile viene mantenuto per molto tempo, lo spettatore finirà per appoggiarsi completamente al voice over come solida fonte di informazione.
5. L'incipit. Si deve sempre tener presente che il pubblico va "invitato" nel film. Il passaggio dalla visione di realtà a quella filmica è sempre leggermente traumatico. Lo spettatore deve acclimatarsi. Per questo non gli si può proporre "tutto insieme". Quindi il lavoro non può cominciare proponendo da subito in un colpo solo titoli, musica, voice over e immagini. Se lo si fa, una di queste informazioni andrà perduta, nel senso che lo spettatore non la registrerà nella sua mente. Alcune maniere consolidate per iniziare il film (il che non esclude che si possano proporre soluzioni più ardite):
a. musica sul nero poi dissolvenza sul titolo poi dissolvenza sulla scena poi voice over;
b. dissolvenza sulla scena poi prima frase introduttiva del voice over poi musica e titoli;
c. dissolvenza sulla scena poi il titolo con la musica poi voice over.
6. Il finale. Il finale è ricordato dal pubblico molto più dell'incipit. Qualsiasi sia il contenuto del video, il finale deve emozionare e allo stesso tempo comunicare la netta sensazione che il film è finito. Questa impressione deve essere creata prima che appaiano i titoli di coda. Si deve evitare che il film termini cogliendo di sorpresa il pubblico ("ma come, finisce così?"). Un ruolo centrale nel segnalare l'approssimarsi della fine di solito lo svolge la musica. Quanto all'emozione, se non si può contare sul voice over, si dovranno scegliere scene o immagini particolarmente efficaci.
7. Le dissolvenze. Tipico mezzo di chi si sente insicuro con i tagli del montaggio è l'utilizzo continuo di dissolvenze. Non per la loro portata linguistica ma come una sorta di morbido scotch che consente di legare tra loro immagini poco compatibili. Il docente dovrebbe vietare del tutto l'utilizzo delle dissolvenze in modo da stimolare gli studenti a studiare degli attacchi funzionali. Le uniche dissolvenze ammesse (anzi, "obbligatorie") dovrebbero essere quelle iniziali e quelle finali.
8. Il quadro nero. Un'altra tipicità di chi comincia a montare è l'utilizzo di segmenti di nero tra una inquadratura e l'altra. Vengono utilizzate da chi vorrebbe separare due "capitoli" del saggio, ma non sa in che altro modo creare una pausa. Anche in questo caso è bene vietare questo effetto da "televisore spento" in modo da stimolare gli studenti a utilizzare le immagini e la musica per ottenere lo stesso risultato.
9. La musica. Per un lavoro di 5 minuti non vanno scelti più di 1-2 brani di accompagnamento musicale. Si deve tener presente che il pubblico ascolterà anche le eventuali musiche delle scene scelte, che potrebbero essere anche prolungate per introdurre o accompagnare il voice over. Le musiche scelte è bene che siano solo strumentali, altrimenti potrebbero disputare l’attenzione con il voice over: questo significa ponderare la scelta dei brani considerando tutti gli aspetti del linguaggio musicale operando tagli corretti dal punto di vista della struttura e funzionali ad esempio ad evitare effetti di mascheramento. Si deve evitare assolutamente l’utilizzo della musica “tappetino”, tipica del mondo televisivo, che si allunga per tutto il film senza mai risolversi, pur restando ferma la necessità di mantenere una coerenza stilistica e di senso generale nella scelta dei brani da utilizzare. Particolare cura deve essere posta nelle transizioni tra i diversi tagli.
10. Il missaggio sonoro è un elemento cruciale della postproduzione. Vi deve essere un livello medio invariabile per tutto il film altrimenti lo spettatore sarà infastidito (e dunque distratto) dai suoni troppo forti o faticherà a intendere quelli più deboli: la dinamica non dovrà risultare appiattita ma correttamente gestita con un monitoraggio attento dei livelli e un adeguato lavoro sulla master.
Il voice over è sovrano: quando è presente, gli altri suoni (musica, sonoro della scena, ecc.) non devono in alcun modo disturbare. Il voice over ha un alto valore informativo, il pubblico cioé ricava spontaneamente da lì il senso di ciò che sta vedendo (così come vedendo una immagine siamo subito attratti da qualsiasi cosa contenga scritte con parole).
Gli studenti lavorano, in questo mese, in laboratorio di Linguaggio del suono e in autonomia sull’ottimizzazione dei contributi vocali, sul missaggio e sulla finalizzazione, esportando il proprio lavoro da Première in OMF e importandolo in ProTools. In questa fase del lavoro gli studenti si accorgono di quanto sia importante l’ordine nella gestione di una sessione di lavoro e risolvono eventuali problemi riorganizzando le tracce presenti.
Il trattamento prevede un ascolto attento delle voci registrate al fine di individuare innanzitutto eventuali elementi di disturbo da togliere; gli studenti utilizzano de-noiser, equalizzatore, de-esser, compressore per raggiungere la migliore qualità sonora. In seguito curano il bilanciamento dei diversi contributi sonori presenti, realizzando un mix statico prestando attenzione soprattutto all’intelligibilità e corretta presenza del voice over e al posizionamento delle tracce nel panorama stereo. In seguito il missaggio viene curato nel dettaglio (lavoro con le automazioni di volume e pan). Per finalizzare il videosaggio gli studenti applicano limiter e compressore alla traccia master controllando che il lavoro rispetti i parametri standard di loudness richiesti (per il web).
Gli studenti dovevano far precedere o seguire il proprio videosaggio da una schermata, fissa o in animazione, del proprio marchio personale. Il lavoro è stato svolto durante le ore di "Linguaggio della grafica". Di seguito le fasi di questa lavorazione.
La presentazione del compito avviene leggendo in classe il brief. In questa fase si verifica con la classe la chiarezza delle indicazioni fornite (e in caso si adatta ulteriormente il brief), lo scopo del lavoro ed i suoi vincoli progettuali e tecnici. Si procede con una breve carrellata di esempi, dai quali gli studenti dovrebbero desumere un’idea più concreta rispetto ai risultati attesi: un marchio personale relativo all’ambito di produzione a scelta tra: cinema, video-making, design (sound, visual, ecc), industria creativa. Gli studenti sono guidati nell’analisi dei diversi esempi mostrati, dei quali si valuteranno sia le ragioni tecniche che quelle progettuali. Gli aspetti su cui far maggiormente leva sono quelli relativi alla struttura del marchio (naming, logotipo, simbolo, pay-off) e alle caratteristiche indispensabili che dovrà avere la sua forma (semplicità, originalità, memorabilità, scalabilità, versatilità). In questa fase si accenna anche alla particolarità del marchio come parte integrante di un progetto grafico più ampio, ovvero dell’identità visiva della “marca” (brand): un marchio, infatti, non è solo un segno fine a se stesso, con una forma ed un significato particolari, ma soprattutto l’elemento di partenza in base al quale si andranno a definire lo stile e quindi il tono di comunicazione dell’immagine aziendale. A conclusione di questa fase, si chiariscono i vincoli per l’organizzazione concreta del lavoro, definendo la nominazione dei file e i formati per il salvataggio, i tempi di consegna, e le cartelle di destinazione dove andranno raccolti (il più ordinatamente possibile) i materiali.
RICERCA. Gli studenti vengono invitati ad iniziare il lavoro facendo una ricerca di immagini di riferimento (references) da usare come punto di partenza per arrivare a definire una propria idea. Per svolgere la ricerca vengono indicate alcune fonti che dovrebbero facilitare il lavoro di reperimento delle informazioni. Le immagini andranno salvate in una cartellina apposita e consegnate.
IDEAZIONE. Agli studenti è richiesto di affinare la ricerca iniziale, e infine buttare giù degli schizzi (roughs) su carta in modo da fissare rapidamente le prime idee. Dopo una fase iniziale, queste idee dovranno essere riprese e sviluppate ulteriormente. L’obiettivo è quello di elaborare uno studio della forma, in modo che questa sia il più possibile sintetica e stilisticamente pertinente all’area di mercato del marchio. In questa fase è possibile dover rimettere mano alla ricerca delle referenze: si tratta di un lavoro in divenire che assumerà poi la sua versione finale solo attraverso la presentazione della moodboard.
CONCEPT. A conclusione della prima fase, agli studenti è richiesta la presentazione sintetica (almeno 3 righe) dell’idea di partenza per la realizzazione del marchio: ciascuno studente dovrà descrivere le scelte progettuali che ha intenzione di mettere in pratica. Perché è stato scelto quel certo nome? Perché è stata scelta quella precisa forma e quello stile di comunicazione? A quale pubblico ci si rivolge? In che modo si vuole essere percepiti dal pubblico? Per ottenere che cosa? ecc.
Per facilitare il lavoro è utile invitare gli studenti a ragionare sulla specificità dell’ambito di applicazione professionale nel quale vogliono collocarsi e del tipo di pubblico al quale hanno intenzione di rivolgersi.
MOODBOARD. La moodboard è una tavola che dovrà presentare, in un montaggio stilisticamente coerente e ricco, la direzione stilistica che si vorrà applicare nello sviluppo del progetto. Per fare questo è richiesto agli studenti di comporre una sorta di collage digitale che presenti: alcune immagini di riferimento; una palette cromatica di almeno 4 colori; almeno 2 proposte per lo stile del testo (font); almeno 3 parole chiave che definiscono sinteticamente lo stile della comunicazione; la trascrizione del concept. Questa fase risulta normalmente piuttosto difficile, dal momento che gli studenti faticano a mettere in relazione elementi grafici di diversa natura ma che presentino caratteristiche stilistiche comuni o affinità nel mood (tono di voce).
Questi tre momenti del lavoro vengono normalmente presentati tutti assieme agli studenti, dal momento che la fase di ricerca non ha un andamento esclusivamente lineare, bensì ricorsivo o comunque imprevedibile. Cercando immagini di esempio, si iniziano a buttare giù i primi schizzi; questi porteranno a cercare altri esempi, quindi a sviluppare nuove idee; la stessa cosa vale per il concept. Si ritornerà così più volte sulla stessa operazione e in questo modo si svilupperà la ricerca vera e propria. Si tratta di non accontentarsi del primo risultato e di arrivare ad una soluzione originale e sensata. Gli studenti lavoreranno assieme ai docenti, che li affiancheranno nel processo di progettazione con feedback sulle scelte effettuate ed eventuali correzioni.
Questo metodo di lavoro, che prevede di raggruppare più fasi di lavorazione e, se sviluppato a dovere, può portare a risultati soddisfacenti sul lungo periodo, mostra anche diverse criticità: il lavoro potrebbe allungarsi troppo, gli studenti potrebbero percepire le operazioni da svolgere come eccessivamente complesse e quindi perdere la motivazione; facilmente potrebbe crearsi confusione.
IMPLEMENTAZIONE E SVILUPPO. Una volta definito il concept e l’idea di massima di partenza del progetto, si passa alla fase meramente esecutiva. Attraverso l’uso dei software specifici per il disegno vettoriale, si invitano gli studenti ad usare gli strumenti e le funzioni apprese nel corso degli anni per elaborare correttamente il progetto esecutivo del marchio. Per quanto riguarda la forma, gli studenti sono invitati a ragionare sulla relazione tra spazio positivo e negativo, ovvero tra i pieni ed i vuoti: i vuoti non sono bianchi ma sono zone in cui lo sfondo emerge e contribuisce a creare la figura, quindi è imprescindibile che queste parti siano elaborate correttamente anche da un punto di vista tecnico, usando le funzioni più adatte. Un’altra indicazione da fornire agli studenti è quella di prediligere l’uso di una griglia di costruzione, in modo da elaborare le forme del marchio come un insieme visivamente bilanciato e coerente, che include anche il lettering. L’aspetto del testo va considerato come un elemento molto importante: la tipografia, che definisce lo stile del logotipo, è parte integrante del marchio nella sua interezza. Nella grafica i testi, infatti, vanno considerati per prima cosa come immagini.
A conclusione di questa fase, agli studenti è richiesto di presentare almeno 3 proposte di marchio, le quali verranno poi discusse assieme agli insegnanti in modo da arrivare alla scelta della proposta definitiva. È necessario che gli studenti comprendano che la scelta tra l’una o l’altra proposta dovrà avere la minima componente soggettiva possibile: non si tratta di scegliere il marchio che ci piace di più, quello che è più “bello”, ma quello che funziona meglio rispetto agli obiettivi di comunicazione prefissati. In questo caso, quindi, la fase di revisione è particolarmente importante e dovrebbe servire a far sviluppare agli studenti una ulteriore consapevolezza circa le scelte fin qui adottate.
MANUALE D’USO. Una volta conclusa la fase di progettazione del marchio, si passa a realizzare il manuale d’uso, ovvero una pubblicazione di varie pagine che presenta il progetto realizzato e dà un'idea delle sue principali applicazioni. Prima di procedere all’impaginazione del manuale vengono mostrati un paio di esempi visivi, da discutere e commentare insieme alla classe prima di procedere alla realizzazione del lavoro.
In questa fase gli studenti dovrebbero procedere il più possibile in autonomia, seguendo gli esempi e le indicazioni di massima forniti inizialmente dagli insegnanti. Anche in questo caso, tutte le informazioni necessarie sono contenute in un brief presentato preliminarmente alla classe. Vengono invitati gli studenti a fare attenzione a rispettare le regole base di impaginazione (margini, margini di abbondanza, griglia, allineamenti, immagini di buona qualità, ecc), i vincoli di progettazione (numero di pagine, testatine, copertina di apertura e chiusura, modalità di esportazione, ecc) e a consegnare tutti i materiali nei tempi e nei modi richiesti. In questa fase, ancor di più che nelle precedenti, sarà necessario organizzare bene il lavoro in cartelle e sottocartelle, ed esportare il pacchetto contenente links e font utilizzati.
Il manuale d’uso presenterà le seguenti tavole: copertina di apertura con marchio e sfondo (tinta unita o pattern, ma facendo attenzione alla leggibilità del marchio); presentazione della versione definitiva del marchio (con descrizione di “brand” e “mission” aziendali); moodboard; schizzi e concept; costruzione del marchio su griglia modulare; indicazione aree di rispetto; versione in bianco e nero, in negativo ed in positivo; tre prove di riduzione di scala (dal 100% al 25%); versione a colori (se prevista) ed in scala di grigi; palette colore di riferimento del progetto con indicazione dei codici colore (RGB, CMYK); varianti cromatiche del marchio; usi impropri; stile del testo di servizio e delle titolazioni (da associare al marchio); mockup; copertina di chiusura contenente i contatti.
APPLICAZIONI. A completamento del lavoro sul marchio, e come contributo al video saggio di fine anno, dovrebbe poter seguire un progetto di micro identità visiva: scelta delle titolazioni del filmato, un’animazione del marchio (da inserire all'inizio o alla fine), locandina, copertina video per l’immagine di anteprima.
Il marchio, infatti, se progettato correttamente, può essere utilizzato con facilità anche in una sua versione dinamica da produrre con After Effects. Per quanto riguarda le sue applicazioni su prodotti a stampa, invece, la locandina può essere stampata ed affissa in sede di esame come presentazione del proprio lavoro finale.
Alla classe è stata sottoposta un’analisi critica e autocritica sulle aperture e sulle chiusure di prodotti già realizzati. Nella fase di pre-montato si è iniziato a introdurre dei titoli animati che potessero coinvolgere, incuriosire il pubblico spettatore, e delle informazioni di chiusura (come titoli di coda e/o altro) per “lasciare il segno” grafico e testuale.
Nella parte più teorica dell’analisi sono state indicate alcune regole fondamentali per la stesura dei titoli di apertura, valide anche per i sottotitoli riguardanti la leggibilità e i tempi di lettura. Spesso gli studenti, ben consapevoli del titolo introduttivo del loro film non concedono il giusto tempo di “apparizione” a testi fondamentali come il titolo e il sottotitolo. Se ci pensiamo bene, il titolo è uno degli elementi narrativi più importanti. Può suscitare curiosità, può essere un elemento di “semina” cinematografica oppure semplicemente diventare elemento estetico ben curato e accattivante. Il titolo nella maggior parte dei videosaggi, ha un poter esplicativo del tema, che, a volte, essendo un’estrema sintesi significativa del tema, potrebbe risultare essere “banale”. Per esercitare un equilibrio tra "banalità" e curiosità si è ricorso ad “animare” i testi.
Fatta la considerazione puramente letterale del titolo e del sottotitolo si è preso in carico l’espediente comunicativo del processo video-grafico. L’indagine ha suscitato un dibattito sull’uso del Font, del peso e delle dimensioni. Ottenuto il risultato “statico-grafico” si procede con i “movimenti” piccole animazioni di posizione, opacità e scala che consentono un'apertura del film dinamica e coinvolgente. Il procedimento tecnico si focalizza sull’utilizzo di K-frame indipendentemente dal software utilizzato (Premiere Pro e/o After Effects).
Le leggi della grafica sono sempre presenti e dominanti su qualsiasi animazione: il contrasto e la leggibilità visiva, accuratezza nella scelta e nell’accoppiata dei font (soprattutto per titolo e sottotitolo).
I sottotitoli, capitolo fondamentale nel lavoro del video saggio, svolgono un ruolo importante nelle clip dove l’audio non sia eccellente (per video dove è difficile recuperare audio di buona qualità e comprensione, tipo materiale di archivio storico) oppure semplicemente per tradurre una clip che si lascia con audio originale, e infine per tracce che accompagnino le immagini al posto della voce over. Per questi elementi testuali si è svolta una lezione ad hoc su Adobe Premiere Pro, dove la classe ha appreso come permettere la generazione e la trascrizione automatica dei sottotitoli partendo dal solo file audio. Grazie all’utilizzo di un piccolo modulo di intelligenza artificiale nel software i ragazzi hanno potuto intensificare e accelerare i tempi di produzione.
Per i titoli di coda invece, oltre che ribadire tutte le regole varate finora, è stato aggiunto un pezzo di grafica editoriale “prestata” al mondo audiovisivo. L’introduzione delle tabulazioni, allineamenti e gerarchie visivie. Nello specifico per lo scorrimento dei titoli di coda i ragazzi si focalizzano su come allineare i nomi con i ruoli, affinché lo spettatore abbia tutte le informazioni visive con i tempi di lettura giusti per ricordare, riconoscere e distinguere nomi e ruoli. L’animazione del paragrafo creato nella maggior parte dei casi è uno scorrimento dal basso verso l’alto mediante k-frame o template di animazione già presenti nel software. Per altri invece, dove i titoli di coda erano molto brevi, si è optato per animazione a comparsa, con effetti di opacità.
L'antagonista cinematografico, videosaggio di Anita Ardimento.
La recitazione di Jack Nicholson, videosaggio di Edoardo Bertolini.
L'arte degli effetti speciali in "2001 Odissea nello spazio", videosaggio di Aida Brostianu.
Schermi del potere. Cinema e persuasione sotto Mussolini, videosaggio di Metin Cevik.
La moda. Dalla rivista allo schermo, videosaggio di Ines Eva Delsaux.
Le emozioni non muoiono, videosaggio di Samuel Davide D'Ovidio.
La censura nel cinema italiano, videosaggio di Amos Fiamin.
Il jazz di Chazelle, videosaggio di Davide Giacomelli.
Horror realistico, fantastico e..., videosaggio di Sarah Spadone.
Il bianco e nero nel cinema, videosaggio di Lara Stroppa.
Trunk Shot, videosaggio di Christian Tomea.
La mafia nel cinema, videosaggio di Asia Zappatore.