La commedia all'italiana nacque alla fine degli anni Cinquanta (I soliti ignoti, r. di Monicelli, 1958, può essere considerato il capostipite) quando l'Italia cominciava ad uscire dal clima politico reazionario che l'aveva dominata per un decennio. Questo genere, pur mantenendo l'obiettivo di far sorridere il pubblico, metteva spesso in discussione i valori dominanti nella società di allora e proponeva un approccio critico alla realtà. Lo sguardo era divertito, ma anche amaro, il lieto fine per nulla scontato. Un certo cinismo di fondo impediva che si potessero sviluppare in questi film intrecci di tipo sentimentale. Erano film corali, dove i protagonisti, quasi sempre più d'uno, erano circondati da una serie di personaggi secondari ma ben caratterizzati. L'ambientazione era realistica e i dialoghi, sempre spumeggianti, si appoggiavano largamente sull'italiano dialettizzato di varie regioni italiane. I personaggi erano dei tipi molto ben riconoscibili, quasi mai approfonditi sul piano psicologico, ma dai comportamenti sociali precisi e in cui il pubblico non faticava a riconoscere se stesso o dei conoscenti. Il tipo di racconto era in gran parte aneddotico, cioè costruito come somma di episodi abbastanza staccati tra loro.
E' un genere dove sono stati fondamentali gli sceneggiatori (come Age e Scarpelli, Sonego, Amidei, ecc.) e gli attori e le attrici (tra cui Sordi, Gassman, Mastroianni, Tognazzi, Manfredi, Cardinale, Sandrelli, Vitti, Melato). Il segno dei registi (Monicelli, Risi, Comencini, Scola) è meno riconoscibilie.
Molti di questi film prendevano di mira i costumi degli italiani nel corso del boom economico (Il sorpasso, r. di Risi, 1962, I mostri, r. di Risi, 1963), la doppia morale della classe agiata (Signore e signori, r. di Germi, 1966), l'arretratezza dei costumi meridionali (I basilischi, r. di L. Wertmuller, 1963), Sedotta e abbandonata, r. di Germi, 1964), la forza di cooptazione del sistema (Una vita difficile, r. di Risi, 1961). Altri criticavano le leggi e i privilegi di una Italia che ancora non aveva conosciuto le riforme degli anni Settanta (Divorzio all'italiana, r. di Germi, 1961), Il medico della mutua, r. di Zampa, 1968, Detenuto in attesa di giudizio, r. di Loy, 1971). Il genere ironizzava sugli esponenti del potere politico, economico e religioso, ma non risparmiava neppure i poveri (Lo scopone scientifico, r. di Comencini, 1972, Pane e cioccolata, r. di Brusati, 1974).
La commedia all'Italiana ha rivisto in chiave ironica , ma critica, una serie di episodi della storia italiana del Novecento che non erano stati affrontati dalla nostra cinematografia (La grande guerra, r. di M. Monicelli, 1959, Tutti a casa, r. di Comencini, 1960, Il federale, r. di Salce, 1961, Anni ruggenti, r. di Zampa, 1962, I compagni, r. di Monicelli, 1963) con puntate anche sui secoli precedenti (L'armata Brancaleone, r. di Monicelli, 1966, Nell'anno del signore, r. di Magni, 1969). La commedia all'italiana vera e propria terminava a metà degli anni Settanta con due film amari, rivolti al passato: C'eravamo tanto amati (r. di Scola, 1974) e Amici miei (r. di Monicelli, 1975).