Il termine scena, sul piano della scenografia, ha un significato diverso da quello utilizzato in sceneggiatura, dove rappresenta ogni segmento di storia caratterizzato dall’unità di tempo e di spazio. Quando si tratta di scenografia, invece, per scena si intende tutto ciò che è visibile allo spettatore dello spazio in cui si svolge l’azione. La scenografia è dunque l’insieme degli elementi visibili sulla scena ad esclusione dei personaggi: paesaggi, costruzioni, case, locali, arredi, oggetti, strade ecc. Ma non costumi, trucco ed accessori, dato che essi appartengono ai personaggi.
La scenografia nella fiction cinetelevisiva è di derivazione teatrale. Le differenze però sono notevolissime. La principale è che a teatro non vi è alcuna ambizione di rappresentazione realistica dello spazio. Al contrario, nelle fiction cinetelevisive, il lavoro dello scenografo è tanto più efficace quanto meno è evidente. Nella gran parte dei casi, in un film ciò che è finto deve sembrare vero.
Trailer della rappresentazione teatrale di Medea di Euripide al National Theater of Hague.
Trailer del film Medea di Pier Paolo Pasolini (1969, It, Fr, Germania Ovest) tratto dalla tragedia di Euripide.
L’ambientazione è già data in fase di sceneggiatura. Non a caso, a capo di ogni scena, a fianco della denominazione del luogo, c’è sempre scritta l'indicazione interni o esterni. Per interni si intendono le scene che sono ambientate al chiuso, per esterni quelle che sono ambientate all’aria aperta. La realtà però è diversa: quelle indicazioni servono a determinare cosa si deve far credere al pubblico, non a stabilire il vero luogo di svolgimento dell’azione.
La sequenza dello scontro con il T-rex in King Kong (1933, r. di Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack, USA) è classificata come esterni, ma in realtà è stata girata all'interno dei Calver Studios in California.
I professionisti della scenografia hanno a disposizione due modalità fondamentali di lavoro: costruire il luogo in maniera fittizia, ed è l’allestimento, o girare in luoghi veri, le location. Tra queste due alternative ci sono varie modalità intermedie. Negli ultimi vent'anni in varie tipologie di film, l'allestimento fisico è stato sostituito o integrato dalla ricostruzione digitale.
In Eyes Wide Shut (1999, USA, UK) Stanley Kubrick ambienta nelle strade di New York la sequenza in cui il protagonista pensa di essere seguito. In realtà le location sono a Londra (Hatton Garden, Worship Street, ecc. ) con leggeri cambiamenti riguardanti l'arredo urbano.
Le scenografie possono essere distinte anche in relazione al periodo storico:
a. scenografie d’epoca: tutti quegli allestimenti o modifiche di location che si collocano in un momento storico anteriore a quello della contemporaneità;
In questa scena tratta da Senso (r. di Luchino Visconti, 1954, Italia), ambientato durante il Risorgimento, la protagonista vuol spingere l'amante a dichiararsi malato e lui finge di resistere all'offerta. L'arredamento, abbondante e barocco, sottolinea la classe sociale di appartenenza della donna.
b. scenografie contemporanee;
In questa inquadratura di Poor Cow (di Ken Loach, 1967, UK) la panoramica verticale è utile per offrire uno scorcio dell'ambiente sociale popolare in cui vivono i due protagonisti, la madre e il bambino. Ripresi prima a piombo e poi dall'alto ad una certa distanza, appaiono soli e indifesi e ciò induce il pubblico, con l'aiuto della canzone, a provare tenerezza nei loro confronti.
c. scenografie di fantasia: in questo caso gli scenografi devono inventarsi un mondo che in sé risulti visivamente coerente;
In “Viaggio nella Luna” (“Le Voyage dans la lune”, r. di Georges Méliès, 1902, Francia) l'autore immagina, con molta fantasia e abbondante ironia, l'aspetto della Luna agli occhi di un gruppo di astronauti-astrologi.
d. scenografie soggettiviste: si tratta di tutte quelle sequenze in cui la scenografia è piegata alla visione soggettiva del personaggio e dunque non vi è obbligo di coerenza e/o verosimiglianza.
Ne "Il gabinetto del dottor Caligari" ("Das Cabinet des Dr. Caligari", regia di Robert Wiene, 1920, Germania) si adottano delle soluzioni sperimentali che saranno poi utilizzate largamente nel cinema commerciale. La scenografia è "espressionista" (opera dei pittori Walter Roehrig, Walter Reimann, Hermann Warm), completamente antirealista, dato che gran parte del film è il racconto soggettivo di un pazzo: lo si fa anche oggi quando si vuol mettere in scena un sogno o un'allucinazione.
La scenografia abbraccia tipologie molto diverse di elementi.:
a. paesaggi: tutte quelle visuali che mettono in scena una porzione sufficientemente ampia di spazio;
La Monument Valley nello Utah è stata scelta come location di vari film tra i quali Ombre rosse (Stagecoach, r. di John Ford, 1939, USA), per il suggestivo paesaggio fatto di distese aride e guglie rocciose.
b. architettura: tutto ciò che è costruito, o in set o in location o per via digitale, che comprenda un edificio o una sua parte e che sia adibito a contenere le persone;
In questa scena di Tutti gli uomini del presidente (All the President's Men, r. di Alan J. Pakula, 1976, USA) i due protagonisti sono a una svolta nella loro indagine. Il loro è un lavoro poco avventuroso e di ricerche e verifiche noiose ed estenuanti. Per metterlo in evidenza il regista realizza queste inquadrature nella Library of Congress a piombo allontanandosi in carrellata indietro e tenendo il rumore del lavoro dei due giornalisti in primo piano sonoro.
c. arredamento: tutto ciò che serve a rendere verosimile un luogo abitato: tappezzerie, tendaggi, lenzuola, tovaglie, quadri, mobili ecc.;
I quadri alle pareti della camera del cuoco in Shining (The Shining, r. di Stanley Kubrick, 1980, USA, UK) rimandano alla sua "negritudine". Il cuoco è un "nemico" dei "fantasmi del passato" dell'hotel. Grady, l'antico custode, lo apostrofa con le parole di "cuoco, negro". L'unica persona che lo aiuterà sarà un altro nero. I quadri sottolineano dunque la sua orgogliosa appartenenza "etnica". Che non può essere ben vista dagli abitanti invisibili dell'Hotel, rappresentanti del vecchio ordine bianco.
d. mezzo di scena (tutto ciò che è adibito al trasporto, ad esempio le auto), e materiale scenico (gli oggetti di scena la cui presenza è prevista o implicita in sceneggiatura).
In La recita (O Thiasos, r. di Thodoros Anghelopulos, 1975, Grecia), la visualizzazione scenografica è coerente la presenza di semplici mezzi di scena serve a segnalare al pubblico diversi contesti. Questo è il fine svolto, ad esempio, dalla jeep in ogni scena in cui è presente un militare anglosassone.