Lo storyboard è un racconto per immagini fisse che serve a prefigurare una successiva trasposizione in immagini in movimento. Serve per preparare: animazioni, spot e film.
Lo storyboard traduce in immagini la sceneggiatura. La sceneggiatura (per un cartone animato, uno spot, un film) descrive quali sono le azioni compiute dai personaggi e i loro dialoghi. Di solito la sceneggiatura non si sofferma a descrivere l'ambiente, le caratteristiche fisiche dei personaggi, i costumi, ecc. Le azioni vengono suddivise in scene. Una scena finisce quando cambia il luogo e/o il tempo dell'azione. Quindi la sceneggiatura non si preoccupa di descrivere le singole inquadrature. Quello sarà compito del regista. Ogni scena comprende molte inquadrature (anche se in alcuni casi può coincidere con una inquadratura molto lunga).
Quindi, una volta completata, la sceneggiatura passa nelle mani del regista che deve decidere quali inquadrature deve realizzare: quante, con quali angolazioni, movimenti di camera, ecc. Questo lavoro viene chiamato découpage. Il découpage può essere realizzato con vari metodi, ad esempio scrivendo una lista di inquadrature. Uno dei metodi utilizzati è quello dello storyboard: le inquadrature invece di essere scritte vengono disegnate (in ing: to storyboard).
Lo storyboard è quasi sempre utilizzato nelle seguenti opere: animazioni, spot, film e serie TV di grande investimento. Nei film di minore investimento o non molto complicati dal punto di vista dell'azione lo storyboard viene spesso evitato. Gli storyboard si realizzano raramente per: videoclip, video per il web, programmi tipicamente televisivi (varietà, talent, reality, telegiornali...).
Nel mondo del cinema, chi realizza concretamente lo storyboard, cioè chi disegna, non decide le inquadrature (la grandezza scalare dei personaggi, l'angolazione, i movimenti...). A deciderle è il regista. Dunque lo storyboard artist deve lavorare a stretto contatto con il regista: è l'esecutore grafico dei suoi intendimenti. Spesso lo storyboard artist nei suoi incontri coi regista realizza i primi schizzi in presenza. Nella discussione può intervenire anche lo scenografo (che in questo modo vede quale parte della scenografia verrà vista). Il direttore della fotografia di solito interviene dopo a visionare lo storyboard una volta che è concluso.
Uno storyboard artist deve disegnare in fretta, non deve essere un perfezionista ma deve essere in grado con pochi tratti di comunicare il concetto dell'inquadratura e deve avere piena familiarità con il linguaggio cinematografico. Per l'animazione invece è diverso: anche a livello di storyboard i bozzetti devono essere più definiti e devono essere visibili le espressioni dei personaggi.
Grazie allo storyboard il regista ha tutto il tempo di meditare sulla scelta delle inquadrature. Durante le riprese infatti si tende a stringere il più possibile sui tempi. È sempre meglio evitare di ripetere molte volte le inquadrature o di lasciare troppo tempo vuoto tra una ripresa e l'altra. Quindi è comodo per il regista anticipare le decisioni e arrivare sul set più preparato. Vi è anche un altro vantaggio: il regista (e anche il personale della produzione e gli altri collaboratori) hanno la possibilità scorrendo lo storyboard di ricavare un'impressione complessiva sulla scorrevolezza del racconto. Infine, nei film con complesse scene d'azione ed effetti speciali, una chiara e anticipata visualizzazione dell'inquadratura permette di preparare meglio ciò che è necessario per farla funzionare al meglio. Per queste ragioni un buon storyboard non necessariamente è "disegnato bene": è efficace quando con pochi tratti riesce a comunicare l'essenziale dell'inquadratura o della scena cui si riferisce.
Il copywriter discutono direttamente con l'art director. e l'art director discutono la proposta di spot da presentare al cliente dopo che questo ha espresso le sue esigenze, l'art realizza una serie di storyboard per visualizzare le idee che emergono. Quello che però verrà presentato al cliente sarà molto più definito ed accattivante. Nella produzione di uno spot al cliente viene presentato il "board" che quasi sempre è uno storyboard con ogni immagine rappresenta una singola inquadratura con la descrizione, i dialoghi il voiceover (ma può essere un semplice script o una serie di illustrazioni se il grado di coinvolgimento del cliente è basso, un animatic). Ci possono essere anche fotografie. Il board è fatto per il cliente. Le immagini sono disegnate dall'art director e lo script è realizzato dal copywriter. È lì che si decide se lo spot verrà realizzato o no. A quel punto il producer dell'agenzia pubblicitaria contatta un possibile regista e la casa di produzone che realizzeranno lo spot. Dal confronto con il regista il board può essere cambiato anche se non in modo radicale, comunque con l'accordo del cliente, il cui rappresentante solitamente lavora a stretto contatto con agenzia pubblicitaria e regista. Il regista può presentare un trattamento (ing: treatment) cioé una presentazione anche con immagini prese da internet di quello che vorrebbe realizzare. realizza il trattamento (ing: treatment) ovvero la presentazione scritta dell'idea di spot. È una presentazione che deve essere accattivante. Alcuni non fanno questo passaggio eAlla fine c'è uno storyboard di produzione (ing: shooting board) che è quello definitivo che i membri della troupe devono conoscere.
A volte si presenta un animatic, cioé uno storyboard animato. Si scansionano le immagini se non sono digitali, montate insieme con l'aggiunta di musica, o voiceover o effetti sonori.
Lo storyboard assomiglia al fumetto, ma con alcune importanti differenze:
- in generale nello storyboard ogni vignetta (ing: panel) rappresenta una inquadratura, il fumetto invece è molto più libero, per esempio più vignette possono rappresentare una stessa inquadratura;
- nello storyboard i dialoghi sono riportati in uno dei lati fuori dalla vignetta (o non sono riportati affatto oppure sostituiti da descrizioni), nel fumetto invece appaiono generalmente nelle "nuvolette";
- nello storyboard i movimenti di camera e quelli dei personaggi sono segnalati da indicazioni grafiche (solitamente frecce ingombranti che possono anche uscire dal quadro), nel fumetto invece sono spesso rappresentati da più vignette successive oppure da segni come linee che partono dai personaggi per sottolinearne il movimento degli arti;
- il tratto delle vignette negli storyboard rimane a livello di bozza o addirittura di schizzo, mentre in generale nel fumetto il segno è preciso e il complesso della composizione accurata;
- le vignette dello storyboard in generale hanno un rapporto d'aspetto fisso che è quello del film che intendono visualizzare, nel fumetto invece il rapporto d'aspetto può variare.
Di solito nella realizzazione degli storyboard si procede con il disegno delle vignette o l'acquisizione di fogli appositi dove le vignette e gli spazi per le descrizioni sono già stabiliti (il che accade con gli spot, storyboard layout pad). Poi si comincia con schizzi a matita i cui tratti essenziali vengono ripassati col pennarello. Non è necessario cancellare i tratti approssimati a matita a meno che non creino confuione. Lo storyboard non è fatto di disegni "finiti" e perfezionati, spesso devono rappresentare non solo personaggi e azione ma anche l'atmosfera e dunque riservare molta importanza all'illuminazione. Sono realizzati rapidamente e devono rappresentare il concetto dell'inquadratura, non certo ogni dettaglio. Molti soryboard artist oggi si servono del digitale, soprattutto dei tablet utilizzando software dedicati. Gli storyboard, anche quelli per la pubblicità sono quasi sempre in bianco e nero. Si realizzano anche video storyboard o animatic.
All'inizio della storia del cinema non solo non esisteva lo storyboard, ma i registi non pianificavano le inquadrature prima delle riprese. Il regista statunitense David Wark Griffith fece realizzare parecchi disegni delle scenografie per i suoi film a grande investimento come Intolerance (1916). Il regista sovietico Sergej Michajlovič Ėjzenštejn fece un uso estensivo del disegno, di cui si occupava in prima persona, a partire dagli anni Trenta, come in "Aleksandr Nevskij" (1938) e "Ivan il Terribile". Realizzava da semplici schizzi al margine delle inquadrature a figurazioni più complesse che quasi sempre avevano lo scopo di prefigurare la composizione dell'inquadratura.
Chi però promosse la visione moderna dello storyboard, come sequenza delle immagini più significative del film per visualizzarne la linea del racconto (ing: storyline) furono gli animatori. Il pioniere fu Winsor McKay a volte per segnalare il movimento dei personaggi nella scenografia. In film complessi si realizzavano bozzetti della scena, che serviva più per avere un'idea della scenografia, come Griffith. In seguito sono conosciuti gli storyboard di Welles realizzati insieme al direttore della fotografia Greg Toland, gli schizzi sulle scenografie di Fellini. Eisenstein le progettava più che altro per la composizione fotografica.
Furono però il mondo dell'animazione a suggerire un metodo dello storyboard, prima con l'animatore Winsor McKay poi con l'industria della Disney. Disney sin dagli anni Trenta propose lo storyboard come metodo essenziale per previsualizzare l'intero film. Nel mondo dell'animazione da allora giocò un ruolo particolare: il primo stadio della realizzazione: dagli schizzi si passa per stadi successivi a immagini sempre più perfezionate, arricchite con inquadrature intermedie e colorate. Lo storyboard svolge però anche una funzione di pianificazione narrativa: gli animatori della Disney attaccavano su una parete l'intera sequenza dei disegni per avere un'idea dello sviluppo complessivo del film. Il metodo fu ripreso subito da film di grande impegno finanziario, specie dove occorreva preparare complessi effetti speciali. È il caso di "King Kong" (r. di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack, 1933) e "Via col vento" ("Gone with the Wind, r. di Victor Fleming, 1939).
Da allora la previsualizzazione tramite disegno è stata massicciamente utilizzata nel cinema. A volte solo per scene complesse, a volte solo per prefigurare la scenografia e a volte con la realizzazione di un intero storyboard.