La progressione è uno dei procedimenti, insieme a esposizione (presentazione, selezione, collocazione), tessitura e strutturazione, che sovrintendono all'intreccio di una narrazione audiovisiva fiction che prende forma nella sceneggiatura: si occupa di distribuire il materiale narrativo in modo da favorire un graduale aumento del coinvolgimento emotivo del pubblico . L'intreccio consiste nella dislocazione del materiale narrativo (eventi, personaggi, ambientazione), a partire da uno o più story concept e conformemente alle scelte di configurazione (punto di vista, tono, densità), lungo tutto l’arco del film. Il tema della progressione drammatica è affrontato alle pagine 82-85 del libro Il linguaggio cinematografico, dove sono riportati anche i grafici delle progressioni sotto illustrate.
"Blly Elliot" (r. di Stephen Daldry, 2000, UK) ha una progressione drammatica piuttosto tipica. La storia principale del film è incentrata sull’undicenne Billy, che si appassiona alla danza, ma è ostacolato dalla famiglia. La storia secondaria è il racconto dello sciopero dei minatori britannici del 1984. Le due storie sono a volte alternate e a volte fuse, dato che il fratello e il padre di Billy sono minatori impegnati nello sciopero. Ognuna di loro ha una propria progressione. Per tutto il film viene gestita anche una seconda sottotrama, quella dell’amico gay Michael, con una propria progressione. Una terza sottotrama, quella della figlia dell’istruttrice, Debbie, innamorata di Billy, viene chiusa a metà film, perché le altre storie sono destinate a occupare tutto lo spazio. I primi 20 minuti, che mostrano Billy avvicinarsi gradatamente al ballo, offrono numerose informazioni sulla vita dei personaggi e sulla loro comunità; la progressione è ancora sostanzialmente piatta: è la fase dell’apertura. Nella clip, Billy riporta a casa la nonna e sullo sfondo si vede la polizia in azione. Viene inoltre presentato il fratello e la relazione rude tra i due.
Il primo picco (a) inaugura la fase dello sviluppo nella progressione drammatica: Billy riesce a realizzare un difficile passo di danza proprio quando la lotta dei minatori diviene più aspra. Il padre lo scopre, lo schiaffeggia e gli impedisce di proseguire per pregiudizi omofobi nei confronti del ballo. La gestione emotiva del racconto qui diviene complessa: il fratello e il padre sono gli eroi di una storia, seppure secondaria, ma gli avversari del protagonista in quella principale.
L’istruttrice di Billy fissa l’obiettivo della storia: superare l’audizione per entrare nella prestigiosa Royal Ballet School. La durezza dello scontro sociale ha ripercussioni familiari: il padre di Billy picchia il fratello per impedirgli di compiere azioni illegali. Il giorno dopo Billy non riesce a concentrarsi e litiga con l’istruttrice, che finisce per schiaffeggiarlo. Insieme costituiscono un secondo picco (b) della progressione drammatica.
Un terzo picco (c) nella progressione drammatica arriva poco dopo, quando il fratello di Billy viene arrestato.
Le discese non riportano lo stato emotivo alla situazione dell’apertura, perché i personaggi devono superare ostacoli sempre maggiori: sono solo tregue. Si susseguono piccoli picchi sempre più verso l’alto: a causa dell’arresto del fratello, Billy non può partecipare all’audizione (d); l’istruttrice prova a parlare con la famiglia del giovane, ma l’idea si rivela un disastro (e); per Natale gli scioperanti non hanno nemmeno la legna per scaldarsi (f).
A questo punto si arriva al momento in cui il padre scopre che Billy continua ad allenarsi, e per di più con Michael, travestito da ragazza. Billy reagisce improvvisando una danza davanti a lui. Padre e fratello si convincono a sostenerlo (g), ma c’è bisogno di soldi.
La storia secondaria arriva al suo climax (h): il padre per recuperare reddito decide di entrare in miniera con i crumiri che fino al giorno prima contestava: in una scena drammatica il figlio lo convince a desistere.
Un altro picco (i) è il momento dell’audizione, ma è tenuto basso, poiché non se ne rivela l’esito.
Tutto sembra pronto per il climax: l’arrivo della lettera di accettazione da parte della
scuola (l). Ma ecco un anticlimax (ovvero un climax mancato): il padre per festeggiare corre alla sede del sindacato, ma lì gli comunicano che lo sciopero è finito: è la conclusione della storia secondaria. Dato che il suo tono, tragico, è opposto a quello che doveva caratterizzare il climax della storia principale, il risultato è che il picco viene ridimensionato.
Il climax così si sposta in avanti (m), ed è il momento in cui Billy parte e si dà spazio a tutti i commoventi addii, soprattutto quello del fratello, fino a quel momento piuttosto rude.
La conclusione (n) della storia principale mostra il padre e il fratello che anni dopo assistono allo spettacolo trionfale del figlio. In platea c’è anche Michael, felicemente gay, il che segna la conclusione della sua sottotrama. La gestione della tessitura e della progressione indica chiaramente gli intendimenti del film: le immagini della lotta fanno da sfondo alla vita dei personaggi e tutti i suoi eventi hanno un riflesso sulla storia principale, che però ha l’ultima parola. La Storia fa il suo corso condizionando la vita degli umili, ma non può riuscire a compromettere la loro speranza di rivincita, seppure individuale. Non a caso la scena finale termina con un’inquadratura in ralenti di Billy, ormai cresciuto, mentre spicca un volo verso l’alto.
"La notte" (r. di Michelangelo Antonioni, 1961, IT-FR) racconta la crisi di una coppia matura e in tutta evidenza non mostra alcuna propensione, come quasi tutti i film di Antonioni, a seguire una classica progressione drammatica. Il film è diviso in nove sequenze, ognuna delle quali dotata di una propria progressione. Sequenza (a): i titoli di testa sono accompagnati da immagini fredde della Milano moderna con un commento sonoro disturbante fatto di rumori metropolitani e note sparse e tese.
Sequenza (b): la coppia visita un amico gravemente malato, lei non regge la tensione e si allontana.
Sequenza (c): i due in auto avanzano a fatica nel traffico, scambiandosi poche parole.
Sequenza (d): dopo essere giunti alla presentazione del libro del protagonista, le loro strade si dividono: lei girovaga senza meta, lui l’aspetta a casa senza sapere cosa fare. Alla fine si riuniscono nei luoghi della loro giovinezza.
Sequenza (e): la coppia decide di uscire e andare in un tabarin, dove assistono a uno spettacolo.
Sequenza (f): partecipano a una festa nella villa di un miliardario.
Sequenza (g): nella villa si separano flirtando entrambi con estranei.
Sequenza (i): all’alba escono dalla villa. Lei gli legge una lettera d’amore che lui le aveva scritto tanto tempo prima e di cui ora non ricorda nulla. Provano a fare l’amore, senza crederci, mentre la camera si allontana. Come si può intuire dalla sintesi, il film parte alto con la sequenza dell’ospedale, che è piuttosto tesa per tutta la sua durata. Le sequenze successive hanno un’intensità decisamente minore: sono segnate da una prevalenza di immagini in cui regna la mancanza di comunicazione nella coppia; anche i momenti che potrebbero innalzare la tensione sono trattati sul piano registico in modo da raffreddarli, ad esempio con inquadrature larghe. La seconda parte dell’ultima sequenza vede invece un deciso aumento dell’emotività: il testo della lettera è appassionato, la camera è vicina ai protagonisti, lei esprime tutto ciò che non ha detto durante il film, confessando anche la sua mancanza di speranza nel loro rapporto. Perché sia chiaro che il finale non è un happy ending, la camera si allontana e mentre inquadra il paesaggio la musica extradiegetica cessa. Così l’angosciante senso di vuoto non permette alla progressione di scendere alla fase della conclusione dopo il climax, con il fine evidente di lasciare il pubblico in uno stato di inquietudine. La gestione dell’emotività racconta qualcosa del senso del film: le due sequenze più intense sono disposte simmetricamente all’inizio e alla fine, la prima centrata sulla sofferenza e sulla morte, la seconda sulla sofferenza e sull’amore.