LA FOTOGRAFIA DI PAESAGGIO


Per fotografia di paesaggio si intende un genere che ha per soggetto gli ampi scenari esterni, naturali o urbani. Molte fotografie contemplano al proprio interno un paesaggio, ma il soggetto principale è un altro: una figura umana, un palazzo, un oggetto... In questi casi il paesaggio costituisce l'ambientazione o lo sfondo di una fotografia che va invece collocata in altri generi. Per esempio se il soggetto è un albero o un animale, la fotografia è di tipo naturalistico. Se una persona molto ben visibile è ripresa in mezzo alla natura, si tratta comunque di un ritratto. Se il soggetto è un singolo edificio, si tratta di una fotografia d’architettura. In una fotografia appartenente al genere di paesaggio, è il paesaggio il protagonista assoluto, anche se possono essere presenti persone, animali, alberi o case. 


Il linguaggio della fotografia di paesaggio

I soggetti tipici della fotografia paesaggistica sono:

le montagne: viene spesso messa in rilievo la loro maestosità, sottolineandone la struttura e il profilo;

il cielo: quando è senza nuvole oppure coperto e grigio di solito viene ridimensionato o al limite escluso, puntando la camera verso il basso. Il cielo viene invece valorizzato quando si tinge dei colori dell’alba e del tramonto oppure quando vi sono nuvole ben definite;

la campagna: solitamente si mettono in evidenza i diversi colori dei campi, gli alberi isolati, le tracce della presenza umana;

la collina: si cerca di risaltare la trama dei campi o dei prati, curando anche lo sfondo, spesso costituito da montagne;

i boschi: di solito sono ripresi dall’interno, lasciando filtrare la luce tra i rami, oppure viene ripreso il suo confine, dall’esterno;

i fiumi e i laghi: spesso sono inseriti insieme ad altri elementi, ad esempio le montagne sullo sfondo o le vallate in cui serpeggiano, a volte cercando effetti di luce o sottolineando il movimento dell’acqua con esposizioni lunghe, specie in presenza di salti e cascate;

il mare: raramente ripreso da solo, è spesso contrapposto a promontori, rocce o linee di terreno o di sabbia, la luce bassa ricopre un ruolo fondamentale per sottolinearne il movimento.

Il paesaggio può anche essere urbano. In questo caso i protagonisti sono le strade e gli edifici. Molto spesso sono deserti, in altri casi le figure umane sono numerose oppure di ridotte dimensioni e non riconoscibili nelle loro espressioni.

Nella fotografia di paesaggio lo sguardo dell'osservatore è invitato ad esplorare l'immagine, come accade quando ci troviamo dal vivo di fronte ad un’ampia vista. Le fotografie di paesaggio abbracciano in effetti vaste porzioni di spazio. Non a caso l'orientamento che prediligono è quello orizzontale, dato che è il senso lungo il quale si sviluppano gran parte dei paesaggi.

La fotografia di paesaggio non è una semplice registrazione di ciò che chiunque può osservare in determinate condizioni. Si tratta di una costruzione, qualcosa di assai diverso da ciò che vedono i nostri occhi. In primo luogo la fotografia per quanto sia panoramica non potrà mai riprodurre lo sguardo umano che, grazie al movimento degli occhi e della testa, è in grado di abbracciare uno spazio quasi a 360° senza che il corpo si sposti. La camera invece taglia, stabilisce dei limiti e dunque decide cosa includere e cosa escludere, e la scelta non è mai casuale. In secondo luogo la nostra visione binoculare e i piccoli movimenti del capo e dello sguardo permettono una visione tridimensionale che la fotografia non è in grado di riprodurre. Il fotografo deve dunque preoccuparsi di inserire degli indizi di profondità, se ritiene importante comunicare quell’impressione. Gli occhi umani inoltre hanno la capacità di distinguere una grande varietà di tonalità e di colori sia nelle zone scure che nelle zone chiare. La gamma dinamica della camera invece è più ristretta e dunque tende a sacrificare colori e tonalità o delle zone scure o delle zone chiare. Il progresso tecnologico ha consentito di migliorare costantemente la gamma delle macchine fotografiche, ma la maniera con cui restituiscono toni e colori alle varie gradazioni di luce non sarà mai la stessa del nostro sistema visivo. Infine, il nostro cervello completa ciò che l'occhio non vede troppo bene: bastano pochi indizi per immaginare quale oggetto sia davanti a noi. Ma quegli stessi dettagli in una fotografia potrebbero risultare assai poco significativi, dati i limiti di cui scrivevamo sopra. In altri casi, concentrati come siamo sul soggetto, non ci accorgiamo di elementi potenzialmente distrattori che invece la fotografia riprende. L’immagine potrebbe registrare elementi ai quali siamo abituati nella vita di tutti i giorni, ma che immortalati in una fotografia richiamerebbero in maniera impropria l’attenzione dell’osservatore, ad esempio segnali stradali, pali della luce, ecc.

Molte fotografie di paesaggio sono realizzate di mattino presto o a fine giornata. In queste fasi della giornata si creano ombre drammatizzanti che definiscono il paesaggio, forti contrasti, la trama delle superfici risulta più evidente, gli oggetti più solidi, le alte luci costituiscono punti attrazionali. La luce radente è la radicalizzazione di questa impostazione. Il controluce, ovvero quando la luce principale sta davanti alla camera, nella fotografia di paesaggio diminuisce la forza dei colori, crea separazione tra le diverse aree dell’immagine,  rafforza i contrasti evidenziando le trame delle superfici o minimizzandole. La luce frontale, ovvero alle spalle del fotografo, viene utilizzata più raramente per il paesaggio, a meno che non sia bassa: le ombre si nascondono dietro gli oggetti non contribuendo così ad evidenziarne le forme. In compenso i colori vengono valorizzati. Anche le fotografie di paesaggio con la luce dall'alto non sono molto frequenti, per via della ridotta dimensione delle ombre, a meno che non si voglia risaltare il cielo. Quando la luce è diffusa, ad esempio quando il cielo è completamente coperto da nubi o c’è foschia, il contrasto d’immagine è decisamente minore, le ombre sono morbide o appena accennate. È adatta per esempio per descrivere i dettagli all'interno di un bosco oppure per valorizzare i colori dell’immagine. Le forme non emergono con forza e ciò può favorire fotografie di atmosfera o giustificare l’inserimento di elementi che creino forti contrasti. Nelle fotografie realizzate in queste condizioni atmosferiche raramente viene riservato grande spazio al cielo, poiché appare grigio e omogeneo.

La fotografia di paesaggio è strettamente dipendente dal momento della giornata in cui si riprende. È variabile non solo la direzione della luce (alta/bassa, diretta/diffusa) ma anche la sua qualità, cioé il suo colore. All'alba è gialla tendente al rosa, di primo mattino giallognola con ombre bluastre, a mezzogiorno da incolore a bluastra, nel tardo pomeriggio morbida e arancio, al tramonto più arancio dell'alba. Molte fotografie di paesaggio sono in bianco e nero, il che significa tradurre i colori in diverse gradazioni di grigio, oggi possibile con una certa facilità in postproduzione. In questi casi non potendo contare sul colore per creare confronti tra le diverse aree dell’immagine, si punta sui contrasti di tono, di trame e di motivi o valorizzando luci di separazione.

Vi sono numerose eccezioni, ma nella fotografia di paesaggio è raro che l’elemento di interesse (il sole, un massiccio, la linea dell’orizzonte, un albero…) siano centrati. Se un osservatore trova un elemento di interesse in posizione decentrata avrà una maggior spinta ad esplorare il resto dell’inquadratura.

In generale la fotografia di paesaggio predilige una consistente profondità di campo. Per questo gli obiettivi di gran lunga più usati sono i grandangoli che assicurano un ampio angolo di campo, rimpicciolendo lo sfondo. Per la stessa ragione si utilizza spesso la modalità di esposizione a priorità di diaframmi (A o Av), in modo da impostare l’apertura più ristretta possibile, lasciando scegliere alla camera il tempo di otturazione. Anche per questo, per evitare fotografie poco definite quando ci sono esposizioni lunghe, il treppiede viene ritenuto uno strumento indispensabile. La profondità di campo non è comunque una misura obbligatoria della fotografia di paesaggio: numerosi fotografi la sacrificano in favore di immagini che ad esempio appaiono astratte e geometriche. L’angolo di ripresa dei grandangoli è tale che spesso il fotografo si deve scegliere se valorizzare molto il cielo o l’area inferiore della fotografia. Spesso l’altezza di ripresa aiuta a distanziare i diversi piani di profondità. L’avampiano può comunque essere utilizzato anche con un teleobiettivo, ad esempio come cornice. Comunque, anche con il grandangolo possono ottenersi fotografie piatte e astratte. È necessario però eliminare più indizi di profondità possibile, ad esempio nascondendo la prospettiva variando l'angolazione. 


La pittura paesaggistica

Esiste anche in pittura un genere paesaggistico. La tradizione più antica (a partire almeno dal VII sec.) è senz'altro quella della Cina. Il ruolo fondamentale della pittura paesaggistica in Cina è simile a quello goduto dal nudo nella tradizione occidentale. Spesso i pittori erano anche poeti, e le poesie apparivano a volte scritte sullo stesso dipinto. Gran parte di queste pitture erano monocromatiche. Spesso riprendevano anche figure umane e le loro azioni, che apparivano però enormemente ridotte rispetto alla maestosità della natura. Di seguito alcuni dettagli ripresi da rotoli sviluppati in senso orizzontale. 

Kuo Hsi, Chiari cieli d'autunno su montagne e vallate, c. 1070
Kuo Hsi, Chiari cieli d'autunno su montagne e vallate, c. 1070
Tang Yin, Pescatore in autunno, 1523
Tang Yin, Pescatore in autunno, 1523

Il Giappone riprese la tradizione cinese, ma invece della figura prevalente del pittore benestante che creava per diletto, si affermarono professionisti che lavoravano per le corti e i monasteri. Nelle correnti pittoriche giapponesi più recenti, uccelli e alberi erano spesso posti sull'avampiano. Il punto di vista adottato, come per la Cina, è l'altezza rialzata.

Dipinti su porte scorrevoli, XVI secolo. Giappone.
Dipinti su porte scorrevoli, XVI secolo. Giappone.

Nell'Europa medievale il paesaggio non appariva nella tradizione pittorica bizantina, molto centrata su soggetti umani in posizione frontale e immobile.  Anche in questo ambito fu Giotto che apportò decisive innovazioni inserendo i personaggi religiosi in un contesto ambientale.  

Il più antico mosaico bizantino: Chiesa di San Vitale Ravenna, VI sec.
Il più antico mosaico bizantino: Chiesa di San Vitale Ravenna, VI sec.
Affresco della Basilica superiore di Assisi, Giotto. 1295-1299
Affresco della Basilica superiore di Assisi, Giotto. 1295-1299

Nel corso del XIV e XV sec. il paesaggio acquisì una sempre maggiore importanza all'interno di dipinti in cui però il soggetto principale continuava ad essere la figura umana. La ricerca di sfondi sempre più suggestivi e realistici portò Leonardo da Vinci all'applicazione della prospettiva aerea. Nel XVI sec. nei Paesi Bassi una serie di pittori, tra i quali Pieter Brueghel il Vecchio, valorizzarono il paesaggio con dipinti che adottavano un punto di vista molto alto su vasti panorami paesani o di campagna con figure umane piccole anche se ben definite.

La Vergine delle rocce, Leonardo da Vinci, 1495-1508
La Vergine delle rocce, Leonardo da Vinci, 1495-1508
Cacciatori nella neve,Pieter Brueghel il Vecchio, 1565
Cacciatori nella neve,Pieter Brueghel il Vecchio, 1565

Fu solo col "secolo d'oro" (XVII sec.) della pittura olandese che il paesaggio divenne un genere a sé stante invece che l'ambientazione di scene religiose o storiche. Ciò potè accadere perché nei Paesi Bassi si affermò una borghesia che si era liberata dall'influenza religiosa e valorizzava tutti i generi sino ad allora considerati secondari. La pittura di paesaggio si diffuse anche grazie alle stampe.

Paesaggio con arcobaleno, Peter Paul Rubens. 1636-1638
Paesaggio con arcobaleno, Peter Paul Rubens. 1636-1638
View of Naarden, Jacob van Ruisdael. 1647
View of Naarden, Jacob van Ruisdael. 1647

Nel XVIII sec. si affermò in Italia e in altri Paesi, ma soprattutto a Venezia, il vedutismo. La rappresentazione dei paesaggi, anche urbani, erano ricostruzioni sceniche spettacolari, pittoresche. I paesaggi erano rappresentati in maniera oggettiva, quasi scientifica. Non a caso si utilizzava la camera oscura per assicurare una maggior precisione del disegno. 

Il Tevere nei pressi del Porto di Ripa Grande, Caspar Adriaensz van Wittel, 1710-1715
Il Tevere nei pressi del Porto di Ripa Grande, Caspar Adriaensz van Wittel, 1710-1715
Ca' Rezzonico, Canal Grande, Canaletto. 1722
Ca' Rezzonico, Canal Grande, Canaletto. 1722

All'inizio dell'Ottocento in Inghilterra una serie di pittori dettero una interpretazione romantica del paesaggio. Tra costoro John Constable e William Turner. Quest'ultimo, uno dei più grandi paesaggisti della storia dell'arte, creò dipinti in cui dominavano la luce e i suoi effetti, più della definizione dei particolari. Anche in Germania il Romanticismo attecchì con la rappresentazione di paesaggi selvaggi ed evocativi. Il pittore di maggior spicco fu Caspar David Friedrich.

Pioggia, vapore e velocità, William Turner, 1844
Pioggia, vapore e velocità, William Turner, 1844
Abtei im Eichwald, Caspar David Friedrich. 1808-1810
Abtei im Eichwald, Caspar David Friedrich. 1808-1810

In Francia dagli anni Trenta dell'Ottocento Jean-Baptiste Camille Corot e altri pittori collettivamente chiamati Scuola di Barbizon elaborarono una nuova maniera di riprodurre il paesaggio, lontano dalle suggestioni romantiche e profondamente realista. La rivalutazione del paesaggio aprì la strada in Francia anche agli Impressionisti (Monet, Pizarro...) e alla loro maniera di intendere il realismo: di atmosfera e di luce, più che di precisione nei dettagli. Sia la Scuola di Barbizon che gli Impressionisti dipingevano "en plein air".

Paesaggio estivo con sentiero e lago, Jean-Baptiste Camille Corot, 1870
Paesaggio estivo con sentiero e lago, Jean-Baptiste Camille Corot, 1870
Mattino sulla Senna, vicino Giverny, Claude Monet, 1896
Mattino sulla Senna, vicino Giverny, Claude Monet, 1896

L'avvento della fotografia e nuove concezioni artistiche segnarono il declino della classica pittura di paesaggio. I paesaggi che i postimpressionisti e le avanguardie crearono tra Ottocento e Novecento non costituivano più la riproduzione più o meno realistica della natura, ma l'espressione di una sua rielaborazione interiore da parte dell'artista.

Notte stellata, Vincent Van Gogh. 1889
Notte stellata, Vincent Van Gogh. 1889
Nebbia, Natalija Goncharova. 1910
Nebbia, Natalija Goncharova. 1910


I fotografi di paesaggio

All'inizio della fotografia i paesaggi erano buoni soggetti perché non si muovevano durante le lunghe esposizioni.  Alla fine del XIX secolo si formò una corrente, chiamata pittorialista, che intendeva elevare la fotografia al livello artistico della pittura o della scultura. Per questo gli artisti di questa corrente utilizzavano spesso degli artifizi in postproduzione ed erano più preoccupati dei risultati estetici che della resa realistica della fotografia.

Gustave Le Gray, La grande onda, 1857
Gustave Le Gray, La grande onda, 1857
Aleksey Mazurin, Inverno, 1900.
Aleksey Mazurin, Inverno, 1900.


Ansel Adams

Ansel Adams (1902-1984) fu un fotografo statunitense famoso per le sue fotografie di paesaggio in bianco e nero. È stato tra i fondatori del Gruppo f/64 (il termine si riferisce all'apertura del diaframma che forniva mediamente la miglior profondità di campo dell'obiettivo con il banco ottico a grande formato) che propugnava una fotografia che doveva catturare la quotidianità in maniera diretta, con la più alta qualità, senza abbellimenti artistici

At Taos Pueblo. 1941
At Taos Pueblo. 1941
Lavoratori di fronte al Monte Williamson. 1943
Lavoratori di fronte al Monte Williamson. 1943

The Grand Tetons and the Snake River, Grand Teton National Park, Wyoming. 1942
The Grand Tetons and the Snake River, Grand Teton National Park, Wyoming. 1942
Mount Williamson. 1944
Mount Williamson. 1944


Bill Brandt

Bill Brandt (1904-1983) nacque ad Amburgo, in Germania, ma a seguito dell'ascesa del nazismo si trasferì in Inghilterra dove sviluppò la sua carriera. Fu influenzato dal surrealismo. I generi che abbraciò, oltre al paesaggio, furono il reportage, il ritratto e il nudo. 

Halifax. 1937
Halifax. 1937
East Sussex Coast, Ear and Beach. 1957
East Sussex Coast, Ear and Beach. 1957


Franco Fontana

Franco Fontana (1933) ha cominciato a fotografare negli anni Sessanta con opere caratterizzate da colori spesso esasperati e uniti da geometrie rigorose che danno vita a composizioni collocabili tra l'astratto e la realtà. 

Basilicata, 1995
Basilicata, 1995
Paesaggio, 1975
Paesaggio, 1975

Paesaggio, Puglia. 1987
Paesaggio, Puglia. 1987
Spagna. 1995
Spagna. 1995

Paesaggio, Puglia. 1978
Paesaggio, Puglia. 1978
Paesaggio Basilicata. 1995
Paesaggio Basilicata. 1995


Gabriele Basilico

Gabriele Basilico (1944) ha cominciato a fotografare negli anni Sessanta con opere di tipo sociale: cortei, manifestazioni e scioperi.
 Poi dalla fine degli anni Settanta si è dedicato al paesaggio urbano.

Porto. 1995
Porto. 1995
Madrid. 1993
Madrid. 1993

Ritratti di fabbriche, Milano. 1980
Ritratti di fabbriche, Milano. 1980
Rotterdam, 1986
Rotterdam, 1986


Luigi Ghirri

Luigi Ghirri (1943-1992) cominciò a fotografare alla fine degli anni Sessanta. Dagli anni Ottanta si dedicò soprattutto alla fotografia di paesaggio. I suoi paesaggi  sono sospesi, non realistici, spesso senza la presenza di figure umane. I suoi colori sono delicati e non saturi.

Marina di Ravenna. 1986
Marina di Ravenna. 1986
Formigine, Modena. 1985
Formigine, Modena. 1985

Modena. 1972
Modena. 1972
Rimini. 1986
Rimini. 1986


Michael Kenna

Michael Kenna (1953) è un fotografo inglese famoso per i paesaggi in bianco e nero, caratterizzati da tempi di esposizione lunghissimi. Ha dichiarato: "Io preferisco fotografare il palcoscenico dopo che gli attori se ne sono andati." E anche: "Ho scelto di fotografare l'assenza di persone, la memoria della loro presenza, le tracce che si lasciano dietro."

KeDraped Boats, North Whitby, Yorkshire, England
KeDraped Boats, North Whitby, Yorkshire, England
Swings, Catskill Mountains, New York. 1977
Swings, Catskill Mountains, New York. 1977

Abruzzo
Abruzzo
Six Gond
Six Gond


Andreas Gursky

Andreas Gursky (1955) è un fotografo tedesco, dedicato ad opere di grande formato, spesso con soggetti di enormi dimensioni, dove singoli elementi di ripetono all'infinito. Ha cominciato ad operare negli anni Ottanta.

Rhein III. 2018
Rhein III. 2018
99 Cent II Diptychon. 2001
99 Cent II Diptychon. 2001

Les Mées. 2016
Les Mées. 2016
Kamiokande. 2007
Kamiokande. 2007


Ellen Borggreve

Serene
Serene
Winter Myst
Winter Myst

Walk this Way
Walk this Way
Evanescent
Evanescent


Erin Babnik




Cath Simard

New Zealand
New Zealand
Final Oahu Road, Hawaii
Final Oahu Road, Hawaii

Quebec
Quebec
Scotland
Scotland


Isabella Tabacchi




Marc Littlejohn




Saskia Boelsums




Marco Grassi

Marte, Sud tirolo
Marte, Sud tirolo
Standing still, Faer Oer Island
Standing still, Faer Oer Island

The Wave I
The Wave I
Alive, Dolomiti
Alive, Dolomiti