LA GRAFICA NELL'AUDIOVISIVO


All’interno delle opere cinematografiche la grafica rappresenta l’intervento di segni finalizzati alla trasmissione di informazioni. È stata utilizzata nel cinema per la realizzazione di svariati materiali, tra i quali intertitoli, sottotitoli, titoli di testa e di coda. Intertitoli e sottotitoli in alcuni testi sono complessivamente denominati didascalie.  L'intervento della grafica varia molto secondo il media: è massimo in ambito televisivo, più ridotto nel cinema e nelle serie TV, a volte assente nei prodotti destinati ai cellulari. 

Gli intertitoli

Durante il cinema muto gli intertitoli erano cartelli che interrompevano il flusso del film riportando scritte, eventualmente accompagnate da decorazioni: si trattava di battute di dialogo o di informazioni riguardanti lo sviluppo narrativo o l’ambientazione.  Nell'inizio di "La donna di Parigi" (r. di C. Chaplin, 1923) si trovano le diverse funzioni svolte dagli intertitoli. 


Alcuni film hanno continuato a utilizzare gli intertitoli anche con il sonoro, per richiamare i modi dei film muti, segnalare o sottolineare un passaggio di tempo, titolare diverse parti del film evidenziandone la struttura, proporre motti o slogan, dediche o sintesi degli antefatti." Shining" ("The Shining", r. di Stanley Kubrick, 1980, USA). 



I sottotitoli

I sottotitoli sono interventi grafici che si sovrappongono all’immagine. Sono stati utilizzati spesso nel cinema sonoro e nelle serie televisive per indicare, ed eventualmente drammatizzare, il tempo e il luogo dell’azione della sequenza che si sta aprendo, a volte con accompagnamento sonoro.   "Il delitto Matteotti" (r. di Florestano Vancini, 1973, IT).


 I servizi televisivi sono sempre accompagnati da "sottopancia" che indicano i nominativi degli autori e/o di quelli dell'intervistato ed eventualmente il luogo e il tempo in cui è stato registrato. I sottopancia hanno fondini colorati (a volte senza piena opacità) e che spesso appaiono e spariscono con piccole animazioni. 

I sottotitoli sono diventati fondamentali nei video per il web. Dato che una parte dei fruitori li guarda al cellulare senza audio, i sottotitoli permettono a questi utenti di seguire il video senza sentire la voce.



I titoli di testa e di coda

I titoli di testa sono stati inizialmente introdotti per riconoscere il lavoro dei realizzatori del film. Con il tempo però hanno assunto un’importanza che ha travalicato la loro funzione originaria, costituendo in qualche modo un passaggio più o meno morbido dal mondo del reale a quello della storia proprio per la loro sospensione tra fiction e non-fiction. 


Fin dagli anni Venti hanno contribuito in modo potente a impostare il tono del film. La modalità di realizzazione della sequenza dei titoli anticipa in qualche modo il genere cui appartiene il film. Gli spettatori sono abituati a questo. Se infatti a titoli cupi seguono le prime scene spensierate, il pubblico tenderà a credere ai primi più che alle seconde, e si aspetterà che il clima di allegria cessi molto presto.


Dagli anni Trenta i titoli di testa sono divenuti sempre più complessi e spesso hanno visto l’aggiunta di animazioni o di immagini del film, oltre che l’accompagnamento della musica, dando vita a una sorta di film nel film chiamato "opening title sequence". 


Il logo della casa di produzione apre la stragrande maggioranza dei film a partire dagli anni Dieci. Generalmente è animato e spettacolare, con colori vividi, accompagnato da propri motivi musicali o effetti sonori. Quando appare anche alla fine del film o di serie televisive è di solito meno appariscente e viene definito closing logo; quello iniziale viene detto in quel caso opening logo. 


Il logo solitamente è staccato in modo netto dal resto del film, altre volte invece è pienamente integrato sia quando viene manipolato il suo aspetto formale (per farlo aderire alle caratteristiche dell’opera o con fini ironici) sia quando viene accompagnato dalla colonna sonora del film.


I crediti seguono di solito il logo della casa di produzione. Si tratta di scritte che si distinguono in base alle proprietà strettamente grafiche del carattere, all’impaginazione, alla quantità e alla disposizione nel quadro delle righe di testo, all’animazione. I crediti vengono proposti uno alla volta o a gruppi dando vita a cartelli .


Nei crediti sono riportati solitamente i nominativi degli attori principali, del casting, del compositore, del costumista, del montatore, dello scenografo, del direttore della fotografia, di vari ruoli della produzione, del regista. Questa disposizione non è rimasta la stessa nel corso del tempo: per molti decenni i nomi dei collaboratori si trovavano all’inizio, mentre al termine appariva solo il cartello FINE (che ha cominciato a sparire dagli anni Sessanta).


Dagli anni Settanta i crediti hanno cominciato a slittare in fondo al film, costituendo i titoli di coda, e ad allungarsi sempre più per comprendere ogni ruolo implicato nella realizzazione.  Per questo solitamente la loro modalità di visualizzazione è lo scrolling. Si tenga conto inoltre che diversi film non visualizzano i crediti iniziali. La lunghezza dei titoli di coda impone spesso che ad un certo punto si esaurisca la colonna sonora del film e sia utilizzata musica di minor valore, dato che si suppone che a quel punto gran parte del pubblico si stia avvicinando all'uscita.


I titoli di testa sono a volte seguiti da eserghi (dediche, ringraziamenti, avvertimenti, motti, citazioni, ecc.) o da brevi sintesi scritte degli antefatti. 


Il titolo del film è graficamente coordinato con i crediti e di solito inserito in mezzo, dopo i nominativi degli attori. Si differenzia però fortemente dai crediti per una maggiore enfasi, data come minimo dalla dimensione del carattere, e spesso è accompagnato da un’accentuazione musicale. A volte la sua forma è molto manipolata e formalizzata, anche con l’adozione di simboli o immagini stilizzate, in modo da farne un vero e proprio logo del film, utilizzabile in altri materiali paratestuali.


Lo sfondo dei crediti e del titolo può essere astratto (un colore omogeneo, ad esempio) o analogico (con un’immagine fissa o in movimento).


Se i crediti e il titolo del film costituiscono un segmento autonomo si dicono discontinui, mentre quando si sovrappongono o giustappongono alle immagini del film sono detti continui. Dagli anni Quaranta quest’ultima modalità è divenuta sempre più frequente, per cui la netta demarcazione tra titoli e narrazione è andata sfumando. Quando i titoli col proprio sfondo si alternano alle scene, si parla di titoli alternati. 



La sigla nelle serie tv è a volte preceduta da una teaser sequence (chiamata anche cold open), una scena che anticipa l'inizio dell'episodio. 


A partire dagli anni Cinquanta divennero sempre più numerosi i film con una pre-credits sequence che comprendono il prologo o l’incipit o una qualche forma di presentazione. 


Vi possono essere anche vere e proprie animazioni figurative integrate ai titoli, modalità di moda negli anni Sessanta.


Storicamente è stata riservata una minor cura ai titoli di coda (ing. closing credits o end credits), dato che si suppone che il pubblico, finita la storia, sia desideroso di raggiungere l’uscita o di cambiare canale. In ogni caso la loro apparizione costituisce il segnale più sicuro, per lo spettatore, che il film è davvero finito. 


Non mancano opere, soprattutto dagli anni Duemila, in cui i titoli di coda sono vivacizzati nel loro scorrimento. È tipico dei film che pretendono di essere ispirati a fatti realmente accaduti: i titoli di coda sono così accompagnati o alternati a immagini dei protagonisti "veri". Oppure si accompagnano i nomi degli attori con loro immagini tratte dal film (modalità chiamata "album di famiglia").


Soprattutto nei film di animazione appaiono a partire dagli anni Novanta delle post-credits sequence (chiamati anche "stinger", "end tag",  "credit cookie"), vere e proprie scene inserite nel mezzo o alla fine o contestualmente ai titoli di coda. 


A volte le post-credits sequence mostrano scene tagliate (outtake) o ciak con errori (blooper), veri o presunti.


I titoli di coda appaiono di solito su sfondo omogeneo, ma possono scorrere anche sull’ultima inquadratura, contribuendo in tal caso a enfatizzarla.


I titoli delle serie televisive sono più parchi quanto a informazioni riguardanti i crediti, ma hanno un ruolo fondamentale nel fidelizzare il pubblico, soprattutto attraverso la musica. L'intervento musicale è denominato "sigla", anche se oggi in realtà con questo termine si tende ad indicare l'insieme musica-immagini. 


Fino agli anni Duemila le immagini erano tratte dalle puntate della serie. Successivamente invece si è sempre più curato l'aspetto evocativo della parte visiva che deve essere in grado di prefigurare lo spirito profondo che anima la serie. La visione e l’ascolto della sigla deve essere in grado di richiamare e riassumere l’insieme di emozioni che l’opera vuole suscitare nel pubblico.



I titoli dei programmi tipicamente televisivi hanno dei crediti ridotti all'osso. Nella gran parte dei casi il titolo della trasmissione prende la forma del logo, solitamente animato, che può essere utilizzato anche in altri media. Raramente i titoli si fondono con il corpo del programma. In moltissimi casi si tratta di animazioni, a volte astratte di disegni e parole.


Le scelte relative al lettering sono attentamente studiate. Spesso per i titoli di testa e di coda vengono scelti font sans serif, a meno che il corpo non sia molto consistente. Le grazie infatti nei televisori pre 4K non erano ben visibili. Oggi non esisterebbe più il problema, ma la tradizione persiste. La scelta dei font è largamente determinata dal genere del film o del programma televisivo. Se la sua forma comunica allegria e spensieratezza ben difficilmente apparirà nei crediti di un'opera drammatica.   Il font dei crediti di "Django Unchained" (r. di Tarantino, 2012) ha i contorni frastagliati come se fosse inciso o fatto di legno e richiama i font "western" utilizzati nei western classici (come "Shane", 1953). Il loro rosso acceso invece è tipico di tanti film "spaghetti western".


Le righe dei crediti appaiono sempre con un effetto, solitamente una dissolvenza, in entrata e in uscita.


Le maiuscole sono preferite nei titoli di testa, le minuscole in quelle di coda. Quando ad un ruolo segue il nominativo, il primo deve avere caratteristiche che lo diminuiscano e distinguano dal secondo (corpo più piccolo, colore meno evidente, maiuscoletto, ecc.). Ciò permette tra l'altro di evitare segni di interpunzione come ":" oppure "di". In generale nei titoli si evitano caratteri ortografici come virgole, punti, virgolette, ecc. La spaziatura orizzontale deve assicurare piena leggibilità. A volte è molto accentuata per mettere in evidenza uno dei crediti o il titolo. L'interlinea dei titoli di testa è normalmente accentuata, molto meno nei titoli di coda.


Il corpo dei crediti varia spesso secondo l'importanza riservata ai ruoli. Per esempio è molto consistente quando deve evidenziare i nominativi di attori di richiamo o quello del regista. Quando a inizio film appare la dizione "Un film di" significa che al regista è stato riservato un forte controllo su sceneggiatura e montaggio. Si tratta di una sorta di riconoscimento autoriale. E le dimensioni in generale segnalano questo ruolo. 


Il titolo del film o del programma o della serie è sempre evidenziato, di solito con un corpo maggiore rispetto al resto dei crediti. Ma spesso viene contestualmente differenziato per colore, spaziatura, effetti. L'accentuazione inoltre è favorita di solito anche da un passaggio musicale emotivamente più intenso. In alcuni casi il titolo prende una forma grafica che dà vita ad un vero e proprio logo.


L’opening title sequence di "Anatomia di un omicidio" ("Anatomy of a murder", r. di Otto Preminger, 1959, USA) inizia con l’apparire del logo della Columbia (una torch lady, personificazione femminile degli Stati Uniti) che dissolve a nero e continua con un fondo grigio che ospita la grafica di Saul Bass, considerato da molti il più grande title designer della storia del cinema. Bass lavora su un concept ispirato alla linea di demarcazione che si tracciava intorno ai cadaveri, combinata alle forme di una sorta di manichino crollato a terra, completamente nero: egli muove le varie parti della figura riunendole e separandole in modo che portino i vari crediti in diversi quadri. Il titolo del film ha un trattamento speciale, dato che viene utilizzato un font irregolare dall’aria vagamente espressionista. I ruoli principali sono inscritti bianco su nero nei vari pezzi della figura, a mano a mano che entrano in campo, mentre gli altri sono collocati fuori, con corpo più piccolo, bianco su grigio. Alla fine le due mani stilizzate del manichino invadono lo schermo, che dunque diviene nero, in modo che risalti il nominativo del regista/produttore. Il tutto è accompagnato da un pezzo jazz di Duke Ellington con il quale le entrate e le uscite grafiche si coordinano ritmicamente e che prosegue sull’incipt in modo da non staccare la title sequence dal resto del film.


Storicamente la grafica è stata utilizzata nel cinema per la realizzazione delle didascalie e dei titoli di testa e di coda. Nelle serie TV l'insieme di interventi grafici, immagini e musica è chiamata sigla e costituisce un elemento di straordinario richiamo per il pubblico.



Gli interventi grafici interni alle opere

Interventi grafici di vario genere, omonatopee, frecce, ecc., sono apparsi anche in alcuni film soprattutto con intento ironico. In "Scott Pilgrim vs. the World" (r. di Edgar Wright, 2010, USA, UK, JP, CA) si imitano i modi visuali della fumettistica giapponese e dunque vi sono numerosi interventi grafici con intenti comico-didascalici all'interno delle scene.