L'occasione per affrontare il tema pluridisciplinare dell'horror è stata la visione collettiva al cinema di "Shining" (r. di Stanley Kubrick, 1980). Si è partiti dall'analisi del film, per poi approfondire il genere horror sul piano della storia del cinema. Dato che molti stilemi del cinema horror derivano dal cinema espressionista (Germania, Repubblica di Weimar) si è aperto un secondo filone pluridisciplinare di cui alla relativa pagina. In Italiano si è affrontato l'horror sul piano letterario con annessa esercitazione creativa.
Su questa pagina si trova l'analisi formale e in parte contenutistica del film di Stanley Kubrick "Shining" (USA, UK, 1980).
Su questa pagina si trova una sintesi delle caratteristiche e della storia del genere horror nel cinema.
La letteratura dell'orrore ha sempre avuto nel corso dei secoli un vasto e affezionato pubblico. I temi di questo genere, spaziano dal:
a. soprannaturale: case infestate da fantasmi, mostri riesumati da tombe;
b. la follia e l'ossessione: la perdita di coscienza e le inclinazioni brutali, l'omicidio, la tortura, la violenza fisica;
c. inclinazione sadica del male;
d. la tecnica narrativa dell'horror pesca nella tradizione, con voce narrante interna (o vittima o carnefice), con voce narrante esterna (terza persona, conosce tutto ma non si sa chi è, come una telecamera);
e. solitamente la narrazione si arricchisce di descrizioni cruente e di momenti in cui il ritmo e la tensione salgono verso il climax.
Lettura del racconto di Edgar Allan Poe "Cuore rivelatore" ("The Tell-Tale Heart"), pubblicato per la prima volta nel 1843.
Punti salienti:
- L'ossessione, la fissazione, la follia per lo sguardo
- Nell'incipit si dice già il crimine, il finale, lo spoiler
- Contemplazione "malata"
- Si compiace nel fargli male
- Dissimula, fa finta di essere suo amico
- Insiste sulla propria sanità mentale
- Fissazione sui dettagli
(sintesi da Wikipedia) Edgar Allan Poe (1809 – 1849) è stato uno scrittore, poeta, critico letterario e giornalista statunitense. Considerato uno dei più grandi e influenti scrittori statunitensi della storia Poe è stato l'iniziatore del racconto poliziesco, della letteratura dell'orrore e del giallo psicologico.
Rimase orfano già a due anni e fu affidato (non formalmente adottato) da una famiglia di mercanti. La sua giovinezza la trascorse con studi altamente irregolari, continui debiti al gioco e disavventure sentimentali. Per mantenersi entrò nell'esercito da cui però si fece cacciare dopo alcuni anni.
Da quel momento cercò di mantenersi con la scrittura (aveva pubblicato racoclte di poesie senza successo), ma a quell'epoca nessuno scrittore era riuscito nell'intento dato che il diritto d'autore non era tutelato. Riuscì a trovare impiego come giornalista e critico letterario, anche se in modo non continuativo a causa dei suoi problemi di alcolismo. Nel 1837 pubblicò uno dei suoi romanzi più famosi: "Storia di Arthur Gordon Pym" ("The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket"). Il primo di una lunga serie di
opere "del terrore". Seguirono tra gli altri i racconti: "La caduta della casa degli Usher", "La maschera della morte rossa", "Il pozzo e il pendolo", "Il gatto nero". La morte della giovanissima moglie aggravò i suoi problemi con l'alcool. Nel 1849 fu trovato delirante per le strade di Baltimora con vestiti non suoi e morì poco dopo. I referti medici sulla sua morte sono spariti. L'ipotesi più accreditata è che avesse contratto la rabbia.
Le opere di narrativa più conosciute di Poe sono in stile gotico. La maggior parte delle sue tematiche ricorrenti hanno a che fare con la morte: i suoi segni fisici, gli effetti della decomposizione, le preoccupazioni di una sepoltura prematura. Durante la sua vita, Poe fu per lo più riconosciuto come un critico letterario preparato, anticonformista ed estremamente pungente. Poe fu conosciuto anche come scrittore di narrativa e divenne uno dei primi autori statunitensi del XIX secolo più popolare in Europa rispetto che in patria. I primi racconti polizieschi di Poe con protagonista Auguste Dupin gettarono le basi per i futuri detective della letteratura.
Lugubri pensieri
di Marina Torsa
Cammino lungo la via, una via lugubre e tetra, come il mio cuore...i passi si amplificano nella mia mente, così forti che m'assordano quasi più dei miei pensieri. L'inquietudine mi attanaglia, non tanto per le tenebre in cui sono immerso, ma più per quelle che si espandono nel mio petto come un nero e minaccioso tumore; i miei ragionamenti vengono interrotti da una fugace immagine colta di sfuggita, una donna sorridente illuminata dal pallido chiarore di una finestra, pallida come le sue carni; stavo quasi per passarle davanti e dimenticarmene, quando, con la coda dell'occhio noto che il suo non è affatto un sorriso, ma un grido disumano silenzioso e il tenue bagliore sono fiamme ardenti che avvampano accecanti. Col terrore nelle vene corsi forte quanto le gambe e l'adrenalina mi consentirono, svoltando l'angolo ripresi lucidità, cercavo di spiegare quella scena alla mia mente, sedendomi a fissare il muro… una colata viscosa e densa scendeva impetuosa dal davanzale, era d'altronde possibile che fossero le gocce volanti d'un vaso annaffiato, ma quando i miei occhi s'abbituarono al buio, notai il rosso scuro delle gocce, gareggiavano per il suolo, forse acqua e terra, ma in un secondo il liquido scese a flotte, tanto da sembrare un rubinetto aperto; l'odore che sentii non lasciò alcun dubbio, era sangue.
La megera
di Nicole Capparelli
La megera camminava impettita, coi libri fra le braccia. Con passi decisi ma non troppo veloci
Arrivata in classe, appoggiò con forza la pila di libri sulla cattedra, si tolse la giacca di dubbio gusto, e tirò indietro la sedia, strisciandola volutamente sul pavimento per produrre quel rumore orribile che nelle sue orecchie suonava come un opera di Bach.
La speranza che ciò facesse gelare il sangue anche solo ad uno dei suoi studenti, la deliziava come la prima sigaretta della mattina avrebbe deliziato qualsiasi fumatore.
Immaginava i brividi lungo la schiena che quel rumore poteva ipoteticamente causare a quei ragazzi, giovani, pieni di vita, e per questo disgustosi e ripugnanti.
La donna si sedette, ghermì il tappo tel termos e lo svitò lentamente, contemplando in silenzio i giovani che esitavano a sedersi, come sempre a inizio lezione.
Iniziò a sorseggiare quel liquido dal suo termos, si asciugò le labbra, pensando che niente al mondo era bello quanto sentire quel sapore scendere giù per la gola e arrivarle nel petto.
Le lunghe dita affusolate digitavano con decisione sulla tastiera del computer.
Gli occhi vitrei scrutavano lo schermo, che le illuminava il pallido viso butterato.
Una vocina, stridula, insopportabile, richiamò la sua attenzione
“Scusi proff, io volevo chiederle come alzare il voto della verifica”
Gli occhi dell’arpia si mossero lentamente in direzione di quell’odiosa vocina, e si posarono su un paio di occhi verdi.
Quegli occhi appartenevano ad un giovane uomo, con occhiali spessi appoggiati sul naso, teneva la schiena china sul banco e parlava con voce melensa.
Ella lo fissò un paio di secondi prima di parlare, ciò fece gelare il sangue nel ragazzo, e lei lo sentì, era chiaro che era terrorizzato.
“Guarda, quando vuoi posso interrogarti”
Lei decise che lui sarebbe stato il prossimo.
Al termine dell’ora, quando scoccò la campanella, i ragazzi si alzarono, ma lei no, lei rimase seduta, tranquilla, a sorseggiare dal thermos.
Il ragazzo con gli occhiali aveva lasciato lo zaino in classe, e non fu complicato per la donna trovare capelli, fibre, tracce del dna del giovane.
Trovò, infondo al suo zaino, il libretto personale dell’allievo, fornito di foto tessera e firma del giovane, tutto ciò che serviva se non di più.
Al termine della giornata, la donna camminava velocemente verso la sua abitazione, impaziente di arrivare.
Red Eyes
di Giorgia De Filippo
Tra le mani il coccio di vetro era freddo e sporco, le vene pulsavano, i sudori erano sempre più freddi e le narici erano intasate dall'acre odore di sangue che sgorgava dal mio corpo.
Guardavo il mio pallido riflesso allo specchio ormai in frantumi e mi soffermai sui miei occhi.
Gelidi e piccoli come spilli, probabilmente dovuti a tutto l'oppio.
All'interno di essi continuavo a vedere il volto di una donna morente e la sua giugulare buttare fuori fiotti di sangue, sembrava una maestosa fontana.
Ero disgustato, ma al contempo terribilmente affascinato dal vivo e intenso liquido rosso che piano piano ricopriva buona parte della superficie del terreno e nel frattempo quella donna continuava a fissarmi, con lo sguardo di chi sa, ma che non vuole dire. In sottofondo un'aspra risata, cattiva, malata e lei, stesa, presa dagli spasmi, con gli occhi dentro di me.