ESPERIENZA: SEQUENZA VIDEO


Esperienza didattica realizzata con alcune prime dell'ITSOS Steiner, Milano, a.s.2018-2019, a cura del prof. Michele Corsi.


Gli studenti sono invitati a scrivere al cellulare un breve soggetto di due-tre righe in cui descrivono una semplice azione quotidiana. Il soggetto dovrà essere inviato entro l'ora al docente. Il docente divide gli studenti per coppie facendo sì che uno studente che gira a casa si trovi con uno che gira a scuola. Così facendo a scuola ci sarà sempre qualcuno che dovrà girare, mentre il compagno aiuterà per esempio facendo da attore.

Il docente riunisce tutti i soggetti in un solo file di testo e lo invia agli studenti. In classe vengono letti e commentati i vari soggetti. Il docente sottolinea:
a. i problemi di fattibilità: la sequenza deve essere facilmente realizzabile, senza molte comparse, senza effetti speciali;

b. i problemi di narrazione: le sequenze dovrebbero avere un capo e una coda, deve essere chiaro chi sono i personaggi, cosa si racconta e come finisce; le azioni sono prese dal semplice vissuto quotidiano.

Gli studenti riscrivono i soggetti e li inviano di nuovo al docente.

Il docente raccoglie i soggetti e li colloca in un file di testo, che invia agli studenti.

Agli studenti viene chiesto di sviluppare il soggetto in 10-15 inquadrature e di inviare le scalette al docente.

Il docente raccoglie le scalette in un solo file di testo che invia agli studenti.

Il docente discute le scalette sottolineando:

a. i problemi linguistici: gli studenti dovrebbero "tradurre" la descrizione con i modi tipici del linguaggio cinematografico che abbiamo studiato quest'anno (ad esempio: Tizio vede Caio=soggettiva);

b. i problemi di scrittura: ogni inquadratura deve essere numerata e si deve riportare sempre la grandezza scalare, l'angolazione (se diversa da quella orizzontale e frontale) e l'eventuale movimento di camera, sempre relativamente al soggetto che compie l'azione.

Dopo questa discussione gli studenti modificano le proprie scalette e le inviano di nuovo al docente, che corregge, raccoglie in un solo file e invia agli studenti.

A quel punto gli studenti cominciano a realizzare le sequenze. Gli studenti che girano a casa e quelli che lo fanno a scuola, mostrano le inquadrature al docente e le discutono. Il lavoro di alcuni viene mostrato a tutta la classe e discusso, in modo che il resto della classe non ripeta gli stessi errori.

Per la realizzazione delle sequenze a scuola, il docente accompagna l'intera classe in vari spazi della scuola, le coppie interessate ad una certa location girano lì le loro inquadrature mentre gli altri aspettano.

Quando tutte le inquadrature sono state realizzate, gli studenti procedono al montaggio tramite i loro smartphone. Gli elaborati vengono visti in classe e commentati in modo da ispirare gli studenti che ancora devono montare. Il docente impone la correzione solo in presenza di vistosi errori grammaticali:

- errori ortografici nelle scritte
- presenza di frame neri o immagini deteriorate
- errori degli attacchi
- mancanza di un finale

Una volta approvati, ogni studente carica il video sul proprio canale. Coloro che hanno utilizzato come attori dei compagni di classe devono, davanti al docente chiedere loro il permesso di caricare. Se non lo ottengono non devono insistere e il video sarà caricato come "non in elenco".  

Di seguito alcuni dei video prodotti.


L'autrice Sofia Ferrari (1^C) costruisce una narrazione completa: introduzione (la protagonista entra a scuola e viene aggredita), sviluppo (la depressione causata dal non essere riuscita a reagire), conclusione (la sua improvvisa decisione di reagire con forza). Per tradurre la storia nel linguaggio cinematografico utilizza vari strumenti imparati quest'anno. Movimenti di camera: l'iniziale carrellata a seguire (che non mostra subito il volto) ha la funzione di comunicare l'idea che la protagonista può essere una ragazza qualsiasi. Si noti la coerenza linguistica di utilizzare la stessa soluzione (carrellata a seguire, quindi senza visualizzare il volto) nella conclusione (che è come dire: la possibilità di reagire è alla portata di tutte). La carrellata laterale mentre la protagonista sale le scale ci permette di conoscerne il volto, ma senza enfatizzarlo: la ripresa ci comunica l'idea di "fatica" (la ragazza sta salendo le scale), cui segue la scena della rabbia impotente sulle gradinate ed infine quella dell'apparente rassegnazione in aula. Una panoramica che inquadra la scuola vuota (e quindi restituisce il vissuto di solitudine del personaggio) serve a rappresentare la soggettiva del personaggio. Le angolazioni e le altezze di ripresa sono sempre al livello degli occhi della protagonista, favorendo una più facile identificazione dello spettatore. Le grandezze scalari permettono sia di ambientare la storia (con FI e PA) sia di focalizzarsi con dei PP sull'espressione della ragazza. Gli attacchi di montaggio sono al servizio dello stile della storia. Un montaggio classico per tutto lo svolgimento (attacchi campo/controcampo, continuità, sull'asse, sul movimento), ma non nel finale: dopo il primo piano "riflessivo" della ragazza seduta al banco, c'è un taglio moderno, non classico, brusco, che comunica la forte risoluzione della protagonista. La fine del film, posizionata sul chiudersi della porta, contribuisce a dar forza alla conclusione. Complessivamente un lavoro che combina felicemente linguaggio cinematografico e messaggio di stampo neofemminista. 


L'autrice Arianna Gaspardo, 1^C, costruisce una narrazione sul valore dell'amicizia. Nella premessa narrativa la protagonista viene vista in un contesto che sottolinea la sua solitudine, e la malinconia che ne consegue. Nello sviluppo narrativo la protagonista si accorge della presenza della sua amica e ciò porta alla conclusione dell'abbraccio delle due. L'autrice dimostra di aver assimilato gli strumenti linguistici appresi quest'anno.  Le grandezze scalari ravvicinate (che variano dal PM al PP) sono al servizio di un film in cui l'ambientazione gioca solo un ruolo metaforico (è il "mondo", vuoto e disabitato quando l'amicizia non c'è) e per questo non è enfatizzato (salvo nella soggettiva che indica l'"assenza" di persone).  L'angolazione frontale dei piani serve a sottolineare le due semplici espressioni mimiche su cui si regge il racconto (seria/sorridente=solitudine/amicizia). I movimenti di camera si limitano a supportare l'azione (una panoramica per la soggettiva e una carrellata laterale per l'avvicinamento all'amica). Gli attacchi di montaggio sorreggono l'impianto di relazione tra le due ragazze, tutto giocato sugli sguardi e dove dunque la costruzione delle tre soggettive e gli attacchi di continuità svolgono un ruolo cruciale per costruire lo spazio virtuale tra le due. L'autrice ha poi realizzato un secondo video per riparare all'"errore" della seconda soggettiva in cui viene inquadrata per la prima volta l'amica (il piano ravvicinato comunica l'idea di una distanza tra le due che è minore di quella che in realtà rivela la successiva carrellata laterale). Complessivamente un lavoro dove il linguaggio è al servizio di una sensibilità intimista ed una visione positiva di genere.


L'autrice Micol Ochoa Navarro, 1^H, imposta il suo film sulla continuità narrativa. La storia descrive nella introduzione una ragazza che cerca di studiare ma è disturbata dalla confusione in classe. Nello sviluppo va alla ricerca di pace che infine trova. Nella conclusione la protagonista è però costretta presto a tornare, a causa del cambio d'ora.  L'autrice applica al film ciò che ha appreso soprattutto a livello di regole di continuità, la tecnica cioè per costruire uno spazio mentale coerente che aiuti il pubblico a seguire il percorso di un personaggio. Si noti dunque l'attenzione nell'evitare gli scavalcamenti di campo grazie ad attacchi di continuità. Gli attacchi sul movimento contribuiscono alla fluidità del racconto. Anche l'attacco/controcampo con angolazioni di ripresa opposte e simmetriche (dal basso e dall'alto) contribuisce al tranquillo scorrere del racconto. Tutti gli attacchi sono realizzati con personaggio in campo. Così, quando alla fine il personaggio ne esce, il pubblico è confermato nella sensazione che il film si è concluso.


L'autrice Sara Zorzan, 1^H, realizza un film che non è il tipico video "tecnico" di ricette, ma una storia con un personaggio, colto nell'introduzione a decidere il piatto da realizzare (e dove dunque nelle inquadrature prevale il volto e il corpo della protagonista), che prosegue in uno sviluppo "tecnico" (dove coerentemente prevalgono le inquadrature sul lavoro e gli ingredienti), con un ritorno in conclusione sul personaggio. L'autrice ha utilizzato gli elementi linguistici appresi quest'anno. La carrellata a precedere (preceduto da una soggettiva) inserisce il personaggio nell'ambiente, con una esplorazione che sarà utile allo spettatore per familiarizzare con esso e non essere distratto nel finale (dove lo stesso ambiente verrà ripreso). Si noti l'attenzione al punto di ripresa: l'angolazione frontale che serve a introdurre personaggio e situazione, quella dall'alto per riprendere pienamente il lavoro, ma allo stesso tempo, di quinta, anche il personaggio, l'altezza ribassata per valorizzare l'impasto. Si noti la differenza con cui vengono utilizzati gli attacchi di montaggio: jump cut per gestire la parte "tecnica" del video, e attacchi classici nella parte narrativa (soggettiva e attacco sul movimento).  


L'autore Davide Emanuele Casas Tolentino, 1^L, realizza un film tutto giocato sulla costruzione del senso di continuità. Per raccontare l'entrata a scuola di uno studente utilizza tutta una serie di soluzioni linguistiche apprese durante l'anno e che garantiscono coerenza nello spazio virtuale che viene costruito nella mente dello spettatore. A ciò contribuisce prima di tutto la combinazione classica dell'attacco di montaggio campo/controcampo con la carrellata a seguire alternata alla carrellata a precedere, poi gli attacchi di continuità con uscite ed entrate di campo del personaggio. Si tratta di soluzioni che "rallentano" la percezione soggettiva del percorso e che comunicano una visione sostanzialmente positiva e serena dello stare a scuola, pur in un quadro di vissuto individuale: il protagonista non saluta nessuno e non viene inquadrata la classe sul finale. Il film è talmente centrato sul movimento che quando il protagonista finalmente si siede, si percepisce chiaramente che la conclusione narrativa del film è giunta.


L'autrice Ilaria Iannone, 1^L, realizza un video narrativamente diviso in due parti: il gioco e la lettura, due momenti della serata di un bambino, uniti da inquadrature di transizione centrate sul movimento. Nella prima parte la descrizione dell'azione e del personaggio è affidata all'attacco campo/controcampo. Si noti che per descrivere la discesa dal divano del bambino, l'autrice cambia il punto di ripresa (sempre con una altezza che coerentemente adotta il punto di vista del protagonista), più adatto ad introdurre il successivo attacco di continuità, cui segue un attacco sul movimento per assicurare una entrata fluida nel nuovo ambiente. Si noti l'efficacia della ripresa a piombo che assicura la continuità della presenza del protagonista insieme ad una chiara visualizzazione dei suoi interessi di lettura. La netta discontinuità del punto di ripresa (ribassato, dal basso) introduce la conclusione che arriva con l'uscita di campo del personaggio.