Percorso laboratoriale della 1^B del Liceo Artistico Steiner, Milano, dedicato a capire cosa si intende per immagine. Docente: Michele Corsi.
Si comincia una discussione in classe su cosa significa "immagine". Si legge insieme e si commenta riga per riga il materiale: L'immagine.
Per mettere alla prova le affermazioni del materiale riguardo alle differenze tra il reale e l'immagine, gli studenti realizzano delle fotografie con lo smartphone lungo un percorso che attraversa la scuola: devono riprendere ciò che li ha colpiti maggiormente dell'istituto. Successivamente sceglieranno una fotografia e la invieranno all'insegnante per discuterne la volta successiva.
Nei giorni successivi solo una parte degli studenti si ricorda di inviare la fotografia. Il docente, la volta successiva, sottolinea l'importanza della puntualità nelle consegne. Diventare "artista" non significa mostrarsi disordinato o inaffidabile. Chi è stato puntuale ha una menzione positiva, ma non viene data una valutazione negativa a chi ha mancato. Vengono comunque esaminate le fotografie inviate:
- si domanda all'autrice o autore cosa intendeva esprimere;
- si domanda al resto della classe che idea di scuola comunica la fotografia e quali alternative aveva a disposizione l'autrice/autore (per esempio nel caso si fosse allontanato o spostato);
- il docente aggiunge considerazioni senza fornire alcuna valutazione estetica (bella/brutta o equivalenti) ma spiegando quali implicazioni comunicative avrebbe avuto scegliere una soluzione o l'altra. Il docente inoltre stabilisce legami puntuali con la lezione teorica precedente.
L'autrice comunica l'idea di una scuola fortemente creativa. Se la stessa foto fosse stata scattata più lontano, si sarebbero notati gli elementi di contesto. L'autrice ha voluto invece immergere lo spettatore nella pittura. Aver mantenuto uno scorcio del suolo, però, concretizza la fotografia, che altrimenti avrebbe avuto una consistenza bidimensionale . Si ricorderà una delle differenze tra realtà e immagine: "ciò che vediamo nel mondo reale è concreto, mentre l'immagine è sempre una sorta di fantasma, la sua consistenza è completamente diversa da ciò che intende 'imitare', in questo modo diventa più osservabile, gestibile, godibile".
L'autrice ha preferito riprendere questa fotografia non frontalmente. Se avesse preferito l'assetto frontale le finestre avrebbero dominato l'opera conferendole un aspetto molto geometrico. La vicinanza della ripresa non consente di percepire l'insieme del graffito. Nell'assenza della forma lo spettatore sarà portato a valorizzare i colori. Questo ci porta a ricordare una delle differenze tra realtà e immagine: " creare un'immagine riflette sempre il punto di vista sulla realtà di chi la ritrae; e ciò consente di poter esaltare solo un determinato aspetto, magari nascosto, oppure di interpretarlo."
L'idea di scuola che comunica l'autore è di un luogo aperto, solare, libero.
L'obiettivo grandangolare dello smartphone esalta le linee prospettiche. L'assenza di corpi intermedi valorizza le aree di colore.
Ricordiamo una delle differenze tra realtà e immagine: "creare una immagine riflette sempre il punto di vista sulla realtà di chi la ritrae; e ciò consente di poter esaltare solo un determinato aspetto, magari nascosto, oppure di interpretarlo."
L'autrice riprende l'atrio della scuola lasciando a metà una serie di elementi: i murales, le scale, l'albero di ulivo... Così il danno alla copertura del soffitto viene esaltato, dato che è ripreso per intero e in posizione centrale. I pannelli saranno ripristinati a breve, ma questa foto rimarrà nel tempo. Ricordiamo una delle differenze tra reale e immagine: " l'immagine, quando è registrata e non semplicemente riflessa, si incatena inevitabilmente al passato, subito dopo che è stata prodotta; ciò consente di stabilire linee di continuità tra il presente e ciò che siamo stati."
L'autrice ha realizzato una fotografia in controluce.
Ha escluso dal campo elementi umani o oggettuali, salvo il palo della luce e il canestro che appaiono scuri, e umani. Le scelte conferiscono alla fotografia un'atmosfera astratta e misteriosa.
Ricordiamo una delle differenze tra reale e immagine: "ciò che vediamo nel mondo reale è concreto, mentre l'immagine è sempre una sorta di fantasma, la sua consistenza è completamente diversa da ciò che intende 'imitare'; in questo modo diventa più osservabile, gestibile, godibile."
L'autore ha realizzato una fotografia fortemente geometrica: linee nette che convergono sullo sfondo in maniera netta. Il punto di fuga è collocato sopra l'ulivo, al centro della composizione. Le pitture laterali sono riprese solo parzialmente e in questo modo non sottraggono peso alla struttura. Se però l'autore si fosse girato avrebbe ripreso un'area, quella delle "macchinette", attualmente molto disordinata. È una delle differenze tra realtà e immagine: " l'immagine coglie solo una parte della realtà che intende ritrarre, la realtà invece non ha limiti; e ciò consente di mettere in risalto solo ciò che interessa e stabilire una sorta di ordine."
L'autrice ha scelto di risaltare uno dei murales della scuola, caratterizzato da nettezza e semplicità, comunicando l'idea di una scuola creativa, ma ordinata. Sullo sfondo un ragazzo è tagliato a metà. Se venisse eliminato in postproduzione l'impressione di cui sopra aumenterebbe. Se si lasciasse così, si attiverebbe la curiosità del pubblico, mettendo in discussione l'ordine che la pittura in primo piano suggerisce. La fotografia ha però fissato "il momento" in cui quel ragazzo si trovava lì. È una delle differenze tra immagine e realtà: " l'immagine "fissa" la realtà di un certo momento, anche quando è un video, mentre la realtà invece cambia continuamente; questo permette di fermare configurazioni del reale che sono più chiare o piacevoli."
L'autrice ha realizzato una foto che sul piano luministico è partizionata in due. Sulla destra vi è un'area sovraesposta, sulla sinistra sottoesposta. In mancanza di misure specifiche, la camera realizza un suo equilibrio per ottenere una illuminazione "media". L'autrice afferma che se avesse spostato l'obiettivo più a sinistra avrebbe evitato il problema, anche perché ciò che le interessava era sottolineare i murales sui piloni. Comunque in postproduzione si potrebbe ritagliare la fotografia eliminando la destra e alzando la luminosità della sinistra. E ciò porta a ricordare una delle differenze tra realtà e immagine: "l'immagine può sempre essere modificata anche in momenti successivi alla 'presa', la realtà invece 'avviene' e non può essere successivamente cambiata."
I due autori hanno realizzato due fotografie apparentemente identiche. In realtà la prima ha posto la parete meno in prospettiva rispetto alla seconda. Questo fa sì che nella prima siano più in evidenza i disegni rispetto alla struttura, viceversa nella seconda. Si noti inoltre che le caratteristiche del dispositivo di ripresa, o forse le regolazioni interne, fanno sì che i colori (soprattutto quello della parete e del pavimento) siano diversi.
L'autore ha ripreso il graffito da distante e in formato verticale. Questo fa sì che si contestualizzi la pittura, e che si crei un contrasto tra gli elementi geometrici e monocromatici dell'ambiente e l'assetto curvilineo e coloristicamente vivace del disegno. Se avesse scelto il formato orizzontale, anche da quella distanza avrebbe potuto escludere gli elementi di contesto.
L'autrice ha scelto di lasciare spazi sia sulla destra che sulla sinistra del disegno. In questo modo viene sottolineato il fatto che il murale copre esattamente la dimensione della colonna. Gli studenti ripresi a lato comunicano che lo spazio è "abitato". Se fosse stato eliminato lo spazio a sinistra, la fotografia sarebbe stata partizionata in due.
Per capire se la classe può passare all'unità successiva il docente propone una verifica scritta e una esercitazione di laboratorio.
La verifica scritta viene annunciata una settimana prima fornendo il materiale di studio (il link a www.cinescuola.it/immagine e quello al blog). Il giorno della verifica vengono lasciati 15 minuti perché gli studenti possano ripassare al cellulare. Poi su singoli fogli rispondono alle tre domande che ora si trovano in fondo a www.cinescuola.it/immagine. La volta successiva il docente porta in classe le verifiche spiegando i criteri di voto. Si ripassa la parte di contenuti che sulla base della verifica non sono stati del tutto assimilati. Le verifiche vengono poi restituite individualmente per la visione delle correzioni.
Nella stessa ora di restituzione delle verifiche, gli ultimi venti minuti vengono dedicati all'attività di laboratorio. Si intraprende un lento tour nella scuola per permettere agli studenti di fotografare con lo smartphone angoli della scuola con l'intento di dare ad intendere allo spettatore che non si tratta di una scuola. Lo scopo dell'esercitazione è dimostrare il potere manipolatorio dell'immagine rispetto alla realtà: è sufficiente escludere alcuni elementi della realtà posizionando la camera in una maniera o nell'altra per dare ad intendere che l'ambiente rappresentato non è quello della realtà. Gli studenti sono poi invitati a caricare le fotografie nell'apposita cartella Drive.
La volta successiva vengono esaminate una ad una le fotografie. Di volta in volta ogni studente indica il luogo "di finzione" che ha voluto rappresentare fotografando la scuola da una certa visuale. Successivamente il docente e gli studenti, senza esprimere giudizi sull'efficacia o la bellezza del lavoro, esprimono cosa la fotografia sembra voler comunicare, al di là degli intendimenti dell'autore.
L'autrice voleva illudere lo spettatore che ci si trovasse in un supermercato. Il carrello si sviluppa verso il fondo e non viene ripresa la sua parte terminale. Il centro d'attenzione diventa così il cestello.
L'autore intendeva far credere che la fotografia provenisse dall'androne di un condominio. Il fatto di lasciare a lato spazio per una scala in penombra, dà un certo senso di mistero alla fotografia.
L'autrice vuol far credere che ci si trovi in uno studio televisivo. La fotografia è fortemente geometrica: si esaltano la prospettiva e le linee orizzontali e verticali. La ripresa è frontale.
L'autrice vuol dare a intendere che ci si trovi in un bar esterno alla scuola. Il centro d'attenzione è costituito dalle due ceste piene di bustine di zucchero poste sull'avampiano.
L'autore vuol far credere che ci si trovi in un magazzino. Dato che le figure sono di spalle, attraggono meno l'attenzione rispetto agli elementi accatastati.
L'autrice intendeva far credere di trovarsi in un ospedale. Indipendentemente dalla volontà dell'autore, se una foto è inclinata si altera la percezione di "normalità", dato che gli umani, anche se piegano la testa, continuano a vedere "diritto".
L'autrice realizza una fotografia geometrica, bidimensionale e quasi astratta, dato che si confrontano zone piatte di colore e linee nette.
L'autore voleva far credere che si trattasse di una scala dentro un condominio. La ripresa a piombo esalta le linee curve dell'artefatto.
L'autrice vuol far credere che si tratti di uno studio TV. La fotografia riserva gran parte dello spazio al telone verde, "spingendo" verso l'alto gli elementi tecnici, relativizzandone l'importanza.
L'autrice intendeva far credere che si trattasse della parete dell'ingresso di un cinema. La porta semiaperta potrebbe essere l'ingresso alla platea.
L'autrice immagina che la fotografia potrebbe rappresentare una mostra. La ripresa è perfettamente frontale, le linee superiori e inferiori, senza farsi troppo notare "conducono" ai pannelli.
L'autore vuol dare a intendere che sia ripresa una postazione di montaggio in una ditta esterna. Da notare che il grandangolo (i cellulari montano sempre questo tipo di lente) "deforma" gli oggetti ai lati: il tappetino, la cassa...
L'autrice riprende l'atrio degli studenti come se fosse la sala mensa di un ospedale. Sullo sfondo le porte che potrebbero condurre alle sale di cura.
Anche l'autrice immagina che il soggetto potrebbe sembrare una mensa. La sedia ripresa di scorcio sull'avampiano serve a far immaginare che vi sono altri tavoli e sedie intorno.