La carrellata trasversale dall'alto nella scena della scalinata "La corazzata Potëmkin" (Бронено́сец «Потёмкин» di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn, 1925, URSS) è particolarmente efficace poiché i gradini (che costituiscono lo "sfondo") sono lunghi e ben stagliati, anche grazie all'inclinazione della luce, e percorrono diagonalmente il quadro creando una "trama" sulla quale la corsa dei manifestanti (corpi) è molto più in evidenza.
Nella scena tratta dal film "Ali" (r. di Michael Mann, 2001, USA), in cui si mostra il rifiuto di Muhammad Ali di partire per la guerra del Vietnam, la sala del reclutamento viene ripresa lasciando molta "aria in testa" sopra le reclute. Quando in una composizione il vuoto domina sulle figure relegandole in fondo al quadro, si fornisce l'impressione che la struttura, o il destino, o un sentimento diffuso, schiacci gli umani.
In questa scena de "La recita" ("O Thiasos", r. di Thodoros Anghelopulos, 1975, Grecia) lo sguardo segue la barca in movimento dove un oppositore viene portato al confino. Quando la barca esce di campo, i corpi dei suoi compagni si stagliano su un vasto sfondo a sottolinearne la solitudine della loro resistenza, ma anche la tenacia.
Nella sequenza finale de "Sentieri selvaggi" ("The Searchers", regia di John Ford, 1956, USA) il protagonista, dopo aver riportato a casa la nipote rapita anni prima, rimane fuori dalla porta, con una composizione che lo "incornicia", simmetrica a quella di apertura, quando lo si era visto tornare dopo un lungo periodo di assenza. E' la metafora del vecchio West eroico, ma rabbioso e razzista, che non può "varcare la soglia" della nuova società americana, meticcia e pacifica, almeno secondo le speranze di Ford.
In questa sequenza de "La grande guerra" (r. di Mario Monicelli, 1959, IT, FR) la morte dei due protagonisti è ripresa in Campo lungo. La scelta di allontanarsi dai personaggi invece che insistervi con grandezze scalari ravvicinate non toglie emozione alla sequenza. Lo sguardo del pubblico si dirige comunque verso la piccola area del quadro dove sa che si svolge l'azione principale e da dove giungono gli unici suoni. Quei corpi, anche se piccoli, sono dotati di proprietà narrative: cioé la storia ha portato il pubblico a concentrare l'attenzione su di loro anche se sprovvisti di proprietà formali.
Proprietà formali dei corpi: movimento. L'attenzione è attratta dalle figure in movimento rispetto a quelle ferme. "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA).
Proprietà formali dei corpi: grandezza. L'attenzione è attratta dalla figura in movimento, nonostante il Primissimo piano della figura ferma. Tra grandezza e movimento "vince" il movimento. Da "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA).
Proprietà formali dei corpi: luminosità. L'attenzione è attratta dalla figura più chiara (per colore o vestito) che emerge dall'oscurità. "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA).
Proprietà formali dei corpi: colore. L'attenzione è attratta dalla figura dai colori più caldi se il contesto ha colori prevalentemente freddi. "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA).
Proprietà formali dei corpi: nitidezza. La vignettatura, cioè il procedimento che rende più scuro o meno nitido l'intorno della cornice, permette di focalizzare l'attenzione dello spettatore sull'area centrale. In questo caso gli autori l'hanno utilizzata anche per comunicare che l'immagine è frutto di un ricordo. Da "The Affair" (1^stag., author Sarah Treem, 2014, USA).
In questa scena di "Shining" ("The Shining", r. di Stanley Kubrick, 1980, USA, UK) la disposizione accentrata (le bambine sono al centro della convergenza delle linee prospettiche) e la conformazione della scenografia (a differenza degli altri corridoi che Danny aveva percorso, questo è più angusto e meno illuminato) comunicano una impressione di "trappola". Il colore bianco dei costumi delle bambine serve a risaltare per contrasto gli stessi vestiti macchiati di sangue.
In questa scena de "La recita" ("O Thiasos", r. di Thodoros Anghelopulos, 1975, Grecia) vi sono tre corpi di decrescente capacità d'attrazione (disposizione gerarchica): il cadavere, dotato della proprietà narrativa di essere l'"oggetto di ricerca" e sul piano formale per essere al centro di un piano (il pavimento) vuoto; la donna, che attrae per essere l'unico in movimento e per la sagoma nera che si staglia netta sul quadro. Infine l'ombra della guardia, a rappresentare una presenza oppressiva che incombe sul destino dei personaggi.
In questa scena de "Il settimo sigillo" ("Det sjunde inseglet", di Ingmar Bergman, 1957, Svezia), la Morte, senza farsi riconoscere, raccoglie la confessione del cavaliere Antonius Block. Per rendere equilibrata la disposizione, la Morte è ripresa sull'avanpiano, ma di tre quarti e il cavaliere sullo sfondoma frontale.
Nella 2^ inquadratura di questa scena tratta da "L'eclisse" (r. di Michelangelo Antonioni, 1962, Italia) la composizione (che marginalizza in un angolo del quadro il personaggio e lo schiaccia riprendendolo dall'alto) comunica la sensazione di oppressione che prova la donna, senza utilizzare parole o riprenderne il volto. Nella 3^ inquadratura l'angolazione, il lento scivolamento del volto verso il limite inferiore, la linea d'ombra e la lampadina che lo sovrasta, confermano il suo stato d'animo. Disposizione sbilanciata.
In questa inquadratura tratta da "Agora" ("Agorà", di Alejandro Amenábar, 2009, Spagna), la setta dei cristiani sta dando l'assalto alla biblioteca di Alessandria, tempio della cultura dei pagani. Il CL e CLL e l'angolazione a piombo servono a rendere l'idea dello sciamare folle e senza senso della massa che si dedica come nuvola di cavallette a distruggere i segni della cultura classica. Nessun corpo prevale in particolare: disposizione decentrata.
In questa scena di "La recita" ("O Thiasos", r. di Thodoros Anghelopulos, 1975, Grecia) la disposizione passa da accentrata a lineare, sottolineata dal sommarsi di una serie di linee orizzontali: i binari, l'orizzonte, i fili della luce, tra i quali il corteo, seppur ripreso in CL, scivola lungo l'inquadratura con grande evidenza essendo l'unico elemento in movimento.
Esempio di analisi compositiva
La prima inquadratura è una panoramica verticale che dalla ripresa del pieno cielo si ferma su una casa. La seconda è una panoramica orizzontale che mantiene la stessa velocità della prima e che scorre lungo il corpo disteso di Alison fino a inquadrarla in PM, mentre sul piano intermedio vi è una figura di schiena sfuocata e lo sfondo mostra delle tende che si muovono al vento. Nella prima, la composizione isola la casa su un grande sfondo nitido. La piccolezza della casa e il nitore e la luminosità dello sfondo fanno sì che quest'ultimo prevalga in modo che la casa appaia ancor più isolata. La seconda inquadratura mostra Alison che guarda fisso in avanti alludendo ad un oggetto inesistente. La composizione non lascia dubbi che sia lei la protagonista della sequenza. Lo spettatore è portato a pensare che ella stia riflettendo e ad associare questo pensiero all'inquadratura precedente ed anche all'inizio della panoramica (le tende che si muovono al vento). L'aver valorizzato all'inizio della prima panoramica il cielo e l'aver mantenuto lo stesso movimento panoramico e alla stessa velocità, "lega" le due inquadrature facilitando la sensazione che la composizione della prima inquadratura e lo sfondo della seconda alludano alla percezione soggettiva del personaggio, ad uno stato d'animo sospeso tra isolamento e astratte aspettative.