Nel film d’azione (ing. action film/movie) le sequenze di combattimento e di inseguimento, scontri di mezzi ed esplosioni sono enfatizzate al massimo a scapito della psicologia dei personaggi e della complessità drammaturgica. L’eroe è praticamente imbattibile, è dotato di capacità straordinarie sia nell’uso della forza fisica che delle armi, non ha mai paura ed è capace di sgominare da solo una quantità straordinaria di avversari. Il film d’azione non ha l'intento di risultare credibile: il pubblico si diverte nell’assistere a lotte spettacolari, anche se inverosimili. Data l'importanza cruciale dell'eroe protagonista, i film d'azione sono conosciuti non tanto per i registi e gli sceneggiatori, quanto per gli attori (il cui nome è sempre posto in grande evidenza nei poster pubblicitari), chiamati sempre ad interpretare, in pratica, lo stesso personaggio, come Arnold Schwarzenegger, Bruce Willis, Sylvester Stallone, Vin Diesel.
L'eroe del film d'azione è quasi sempre maschile. Non ha mai paura: anche nelle situazioni di maggior pericolo, mantiene il totale dominio di sé e, specie nei film dell'ultimo decennio, una fredda ironia. Di questo eroe viene messa spesso in evidenza la muscolatura, caratteristica che attrae le plateee maschili che proiettano il proprio desiderio di potenza su questi personaggi, e l'uso intensivo delle armi, spesso pittoresche. Contrariamente al tipico eroe del thriller, che prova sentimenti umani come la paura e per il quale trepidiamo perché non sappiamo se ce la farà a cavarsela, non nutriamo mai dubbi invece sulle capacità dell'eroe del film d'azione di sconfiggere rumorosamente i propri nemici. Ad assumere questi ruoli sono chiamati attori che non devono mettere in evidenza le proprie capacità recitative, ma espressioni stereotipate: una smorfia di dolore quando sono torturati, il ghigno sarcastico di chi non teme nulla, la faccia feroce di chi sta compiendo la propria giusta vendetta. Per il resto questi attori indossano una maschera impassibile: non ridono, non piangono, sanno sempre cosa è giusto fare. Quello che conta infatti è il loro corpo, non il loro viso, e le armi che ne costituiscono una sorta di prolungamento. Parlano poco, per frasi secche, elementari, spesso con sentenze definitive, magari proprio mentre stanno intraprendendo la propria vendetta. Non cercano accordi con nessuno e agiscono in maniera rigorosamente individualista, a meno che non comandino un gruppo, nel qual caso distribuiscono ordini indiscutibili. Mentre l'eroe del thriller vince grazie alla propria abilità e intelligenza, quello dell'film d'azione trionfa grazie all'esercizio della propria forza e della propria ferocia.
L'antagonista è sempre molto cattivo, senza alcun tipo di complessità psicologica. Di solito viene identificato con i nemici che di volta in volta sono considerati tali dalla politica estera statunitense, quindi, finché c'erano, i comunisti e i guerriglieri, poi i criminali, i terroristi, i trafficanti di droga. I metodi di lotta dell'eroe del film d'azione sembrano anche suggerire politicamente quali siano i metodi più efficaci per combattere questi nemici: una lotta sanguinaria, senza regole, dove gli USA fanno la parte del leone mentre i deboli europei al massimo possono ambire al ruolo di amici obbedienti. Spesso i "politici" e le istituzioni democratiche vengono presentati come opponenti nei confronti degli obiettivi dell'eroe, perché considerate troppo deboli, corrotte ed eccessivamente rispettose di regole e leggi. Il film d'azione suggerisce che ci sarebbero meno problemi al mondo se ci si affidasse a uomini forti.
La messinscena è al servizio dell'esaltazione dell'eroe. E dunque l'ambientazione deve liberare l'eroe dagli impacci della società moderna, permettendogli di operare in contesti dove il suo spirito animalesco possa esprimersi liberamente. Per cui: giungle, oppure città trattate come giungle, dove un'auto può compiere le più deliranti acrobazie senza fermarsi un attimo e si può saltare da un piano all'altro di un grattacielo come Tarzan con le liane. Del resto l'eroe del film d'azione sa usare tutti i mezzi: elicotteri, motociclette, barche. I suoi costumi sono sempre scelti in maniera tale da mettere in evidenza la muscolatura e, quando non è possibile, semplicemente, gli si tolgono i vestiti.
I film d'azione sono strutturati solitamente con una prima parte in cui l'eroe è costretto a subire e gli avversari vengono mostrati in tutta la loro malvagità. In questo modo la vendetta dell'eroe sarà vissuta come giusta e necessaria, nonostante, oggettivamente, quelle cui darà vita sono delle stragi efferrate. Naturalmente viene dato larghissimo spazio a spettacolari sequenze d'azione.
"First Blood" ("Rambo", r. di Ted Kotcheff, con Sylvester Stallone, 1982).
"Commando" (r. di Mark L. Lester, con Arnold Schwarzenegger, 1985).
Contrariamente al thriller dove la storia sentimentale del protagonista ha sempre un certo peso, l'eroe del film d'azione non si interessa molto né alle donne né al sesso, e in ogni caso non gli passerebbe mai per la testa di innamorarsi, condizione psicologica di debolezza che diminuirebbe la potenza della propria virilità.
Si è soliti considerare come film capostipite di questo genere "First Blood" ("Rambo", r. di Ted Kotcheff, con Sylvester Stallone, 1982), ma i suoi diretti progenitori sono film minori degli anni Settanta realizzati in controtendenza rispetto a quelli di segno progressista e che andavano per la maggiore. Sono i film interpretati da Clint Easwood nei panni dell'ispettore Callaghan, come "Ispettore Callaghan, il caso Skorpio è tuo" ("Dirty Harry", r. di Don Siegel, 1971, uno dei primi film insieme a "Bullitt" del 1968 e "The French Connection" del 1971 a mostrare un inseguimento secondo canoni che diverranno poi classici), ma soprattutto quelli interpretati da Charles Bronson (ad esempio "Il giustiziere della notte", "Death Wish", 1974 con ben 4 seguiti). In questi film un individuo solitario, rabbioso, fondamentalmente depresso, subisce una grave ingiustizia da qualcuno, di solito "delinquenti", e si trova a non poter far ricorso alla giustizia ordinaria (polizia, giudici, ecc.) perché troppo debole e burocratizzata per affrontare il crimine (un genere analogo era apparso nello stesso periodo anche in Italia, il poliziottesco); costretto ad agire da solo, sgomina alla fine nemici di gran lunga superiori per numero e forza. Si trattava di film che intercettavano il favore di un pubblico che negli anni della contestazione voleva una sorta di ritorno all'ordine, una ricostituzione dello stato forte, la fine di una fase percepita come incerta, e dunque trovava una soddisfazione consolatoria nella visione di film in cui si vedeva identificato nel ruolo di giustiziere solitario. Questi filoni, ibridandosi con quello di James Bond (che aveva guadagnato un largo successo a partire dagli anni '60, e in cui abbondavano spettacolari sequenze di azione e presentava come protagonista un eroe indomito e dalle infinite risorse), dettero alla fine vita al moderno film d'azione.
"Ispettore Callaghan, il caso Skorpio è tuo" ("Dirty Harry", r. di Don Siegel, 1971, USA).
"Il giustiziere della notte" ("Death Wish", r. di Michael Winner, 1974, USA).
"Licenza di uccidere" ("Dr. No", r. di Terence Young, 1962, Regno Unito).
"Missione Goldfinger" ("Goldfinger", r. di Guy Hamilton, 1964, Regno Unito).
Il film che dopo "Rambo" ha influenzato di più il genere è stato "Die Hard. Trappola di cristallo" cui sono seguiti vari sequel e imitazioni, dove in uno spazio claustrofobico l'eroe solitario è costretto a far fronte a una banda di malvagi (solitamente degli indefiniti "terroristi") che minacciano degli innocenti. Un'altra serie di successo: Mission: Impossible.
"Die Hard. Trappola di cristallo" ("Die Hard", r. di John McTiernan, con Bruce Willis, 1988).
"Mission: Impossible" (r. di Brian De Palma, con Tom Cruise, 1996).
Il film d'azione ha influenzato a sua volta altri generi. Ad esempio l'horror (la serie di Blade) e la fantascienza ("Predator", con Schwarzenegger, 1987; "Pitch Black", con Vin Diesel, 2000).
"Blade" (r. di Stephen Norrington, con Wesley Snipes, 1998).
"Pitch Black" (r. di David Twohy, con Vin Diesel, 2000).
Vi è anche un genere asiatico simile al film d'azione, prodotto a Hong Kong e che è una derivazione del genere arti marziali che ebbe un grande successo anche in Occidente negli anni Settanta (con protagonista Bruce Lee). A causa di questa origine, la versione asiatica è caratterizzata da un maggior ricorso alle acrobazie, mentre quella occidentale dall'uso della tecnologia.
"Dalla Cina con furore" ("Jing wu men/ The Chinese Connection", r. di Lo Wei, 1972, Hong Kong).
"A Hero Never Dies" ("Chan sam ying hung", r. di Johnnie To, 1998, Hong Kong).
Il genere ha incrociato diverse subculture sociali. Negli anni Ottanta è stato il culturismo, ed ha segnato l'ascesa di Schwarzenegger ed anche i cambiamenti dei personaggi interpretati da Stallone. Negli anni Novanta invece sono stati il wrestling e i videogiochi. Come nei videogiochi prediletti dai preadolescenti, i film d'azione sono pieni di effetti speciali, azioni e personaggi colmi di sorprendenti risorse. Non a caso un filone è dedicato alle corse in auto.
"xXx" (r. di Rob Cohen, con Vin Diesel, 2002).
"Fast and Furious" ("The Fast and the Furious", r. di Rob Cohen, con Vin Diesel, 2001).
Le donne del film d'azione fino agli anni Novanta sono generalmente subalterne, impaurite, semimute e in attesa di essere salvate, mentre in quelle del thriller moderno hanno spesso un ruolo attivo. Dagli anni Novanta però, grazie ad alcuni videogiochi che hanno conosciuto un largo successo tra gli adolescenti, hanno fatto la loro comparsa anche eroine protagoniste di film d'azione. E' il caso di Lara Croft: Tomb Raider (con Anjelina Jolie, r. di Simon West, 2001), ma anche di Ultraviolet (r. di Kurt Wimmer, 2006) con Milla Jovovich. Si tratta di donne che hanno tutte le caratteristiche degli analoghi maschili, e che invece della muscolatura esibiscono corpi e costumi che ne sottolineano la femminilità, come accade nella tradizione del fumetto di supereroi statunitense.
"Lara Croft: Tomb Raider" (r. di Simon West, con Angelina Jolie, 2001).
"Ultraviolet" (r. di Kurt Wimmer, con Milla Jovovich, 2006).
Un'altra delle strade intraprese dal film d'azione a partire dagli anni Duemila è quella dell'ibridazione con il thriller, dando vita a quello che è chiamato action thriller. Del film d'azione il genere mantiene la propensione all'azione, ma l'eroe è più complesso sul piano psicologico, più cupo. Come nel thriller egli è spesso in trappola, lotta per sopravvivere, ma al contrario del thriller, ha risorse da mettere in campo: forza fisica e/o abilità nell'uso delle armi.
"The Bourne Identity" (r. di Doug Liman, con Matt Damon, 2002, USA, Germania, Repubblica Ceca).
"Io vi troverò" ("Taken", r. di Pierre Morel, con Liam Neeson, 2008, Francia).