Per capire se la classe può passare all'unità successiva il docente propone una verifica scritta e una esercitazione di laboratorio.
La verifica scritta viene annunciata una settimana prima fornendo il materiale di studio (il link a www.cinescuola.it/immagine e quello al blog). Il giorno della verifica vengono lasciati 15 minuti perché gli studenti possano ripassare al cellulare. Poi su singoli fogli rispondono alle tre domande che ora si trovano in fondo a www.cinescuola.it/immagine. La volta successiva il docente porta in classe le verifiche spiegando i criteri di voto. Si ripassa la parte di contenuti che sulla base della verifica non sono stati del tutto assimilati. Le verifiche vengono poi restituite individualmente per la visione delle correzioni.
Nella stessa ora di restituzione delle verifiche, gli ultimi venti minuti vengono dedicati all'attività di laboratorio. Si intraprende un lento tour nella scuola per permettere agli studenti di fotografare con lo smartphone angoli della scuola con l'intento di dare ad intendere allo spettatore che non si tratta di una scuola. Lo scopo dell'esercitazione è dimostrare il potere manipolatorio dell'immagine rispetto alla realtà: è sufficiente escludere alcuni elementi della realtà posizionando la camera in una maniera o nell'altra per dare ad intendere che l'ambiente rappresentato non è quello della realtà. Gli studenti sono poi invitati a caricare le fotografie nell'apposita cartella Drive.
La volta successiva vengono esaminate una ad una le fotografie. Di volta in volta ogni studente indica il luogo "di finzione" che ha voluto rappresentare fotografando la scuola da una certa visuale. Successivamente il docente e gli studenti, senza esprimere giudizi sull'efficacia o la bellezza del lavoro, esprimono cosa la fotografia sembra voler comunicare, al di là degli intendimenti dell'autore.
L'autrice voleva illudere lo spettatore che ci si trovasse in un supermercato. Il carrello si sviluppa verso il fondo e non viene ripresa la sua parte terminale. Il centro d'attenzione diventa così il cestello.
L'autore intendeva far credere che la fotografia provenisse dall'androne di un condominio. Il fatto di lasciare a lato spazio per una scala in penombra, dà un certo senso di mistero alla fotografia.
L'autrice vuol far credere che ci si trovi in uno studio televisivo. La fotografia è fortemente geometrica: si esaltano la prospettiva e le linee orizzontali e verticali. La ripresa è frontale.
L'autrice vuol dare a intendere che ci si trovi in un bar esterno alla scuola. Il centro d'attenzione è costituito dalle due ceste piene di bustine di zucchero poste sull'avampiano.
L'autore vuol far credere che ci si trovi in un magazzino. Dato che le figure sono di spalle, attraggono meno l'attenzione rispetto agli elementi accatastati.
L'autrice intendeva far credere di trovarsi in un ospedale. Indipendentemente dalla volontà dell'autore, se una foto è inclinata si altera la percezione di "normalità", dato che gli umani, anche se piegano la testa, continuano a vedere "diritto".
L'autrice realizza una fotografia geometrica, bidimensionale e quasi astratta, dato che si confrontano zone piatte di colore e linee nette.
L'autore voleva far credere che si trattasse di una scala dentro un condominio. La ripresa a piombo esalta le linee curve dell'artefatto.
L'autrice vuol far credere che si tratti di uno studio TV. La fotografia riserva gran parte dello spazio al telone verde, "spingendo" verso l'alto gli elementi tecnici, relativizzandone l'importanza.
L'autrice intendeva far credere che si trattasse della parete dell'ingresso di un cinema. La porta semiaperta potrebbe essere l'ingresso alla platea.
L'autrice immagina che la fotografia potrebbe rappresentare una mostra. La ripresa è perfettamente frontale, le linee superiori e inferiori, senza farsi troppo notare "conducono" ai pannelli.
L'autore vuol dare a intendere che sia ripresa una postazione di montaggio in una ditta esterna. Da notare che il grandangolo (i cellulari montano sempre questo tipo di lente) "deforma" gli oggetti ai lati: il tappetino, la cassa...
L'autrice riprende l'atrio degli studenti come se fosse la sala mensa di un ospedale. Sullo sfondo le porte che potrebbero condurre alle sale di cura.
Anche l'autrice immagina che il soggetto potrebbe sembrare una mensa. La sedia ripresa di scorcio sull'avampiano serve a far immaginare che vi sono altri tavoli e sedie intorno.